Di musica e meccanismi virali si è parlato durante l’ultima giornata del Festiva Internazionale del Giornalismo con due protagonisti della scena musicale indipendente italiana, tra i più cliccati e condivisi dal pubblico in rete, Niccolò Contessa, voce della band I Cani, e Calcutta. Sul palco della Sala dei Notari, a coordinare l’incontro, Francesco Raiola di Fanpage.it e Luca Valtorta di Repubblica.
Qual e la chiave per raggiungere il successo? Secondo Niccolò Contessa non ci sono strategie o formule da seguire, se un progetto e valido funziona a prescindere dal resto. La timidezza, che ha influito sulla scelta iniziale di non mostrarsi, è diventata per lui la chiave per garantire autenticità e originalità al suo lavoro. Una volta poi lanciate sulla rete, l’eco straordinaria che hanno avuto le sue prime canzoni è stata favorita proprio dalla curiosità degli utenti rispetto al contenuto, oltre che dalla potenza del mezzo. Questo processo è stato più immediato e travolgente per Calcutta, che nel 2015, con i social già stracolmi di contenuto, è emerso raggiungendo un traguardo di 200 concerti, assieme a riconoscimenti importanti, come il titolo di album dell’anno attribuitogli da Le Monde.
La riflessione emersa nel corso del dibattito è relativa al modo in cui i giornali oggi possono veicolare queste storie di successi e alla scelta di fare di un artista il fenomeno musicale del momento. I criteri che Raiola cita sono il gusto e i numeri. Per Valtorta, al contrario, si tratta di una sfida: non bisogna per forza accontentare il gusto del pubblico, ma sollecitare la curiosità e sottrarsi alla schiavitù dei like, anche per smuovere un atteggiamento tipicamente italiano sospettoso delle novità.
Quanto alla critica musicale che oggi trova spazio sui giornali, il leader dei Cani lamenta la carenza di una critica interessata e attenta: si tende anche nei giudizi ad adeguarsi alle dinamiche della rete, piuttosto che ad usare quest’ultima esclusivamente come piattaforma. Valtorta non smentisce e spiega che i motivi sono da ricercare nella mancanza di spazio, organico e tempo, che oggi limitano il lavoro di un giornalista.
Per sopravvivere all’hype, la chiave è quindi cavalcare l’onda della popolarità virale, ma nello stesso tempo portare avanti il lavoro offline attraverso l’esperienza diretta con i fan.
Maria Vittoria D'Onghia e Coricina Strollo