Ci saranno ancora giornalisti nel 2030?

Il panel riguardante il futuro ruolo e l’esistenza dei giornalisti nel 2030, si è svolto nel pomeriggio di giovedì 6 aprile nella sala Raffaello dell’Hotel Brufani in occasione dell’undicesima edizione del Festival Internazionale del Giornalismo. Ad affrontare il coinvolgente dibattito e a rispondere alle domande dei numerosissimi spettatori erano presenti George Brock, docente di Giornalismo alla City University di Londra, Mark Bunting, docente presso L'Oxford Internet Institute, Janine Gibson direttrice BuzzFeed UK, Gavin Sheridan cofondatore e CEO Vizlegal e Nathalie Malinarich giornalista di BBC News.
Il primo a prendere la parola è stato George Brock che si è posto la domanda chiave “Cosa è necessario fare per credere ed apprezzare il valore dei giornalisti e del giornalismo anche tra tredici anni?”. La sua risposta si suddivide in tre punti essenziali: in primo luogo, secondo Brock, i giornalisti devono avere una visione più ampia della società civile: è necessario infatti preservare uno spazio in cui si concordi su ciò che è vero, su ciò che non è ‘fake news’, si tratta di una questione istituzionale, che non pertiene al solo ambito giornalistico; in secondo luogo in un’ era in cui il valore delle informazioni che vengono percepite dal fruitore è destinato a diminuire sensibilmente è necessario da parte del giornalismo una certa dose di umiltà; infine, conclude affermando che la qualità del giornalista del futuro prossimo deve sicuramente essere la flessibilità: in un ambiente, come quello attuale, dove la minaccia virtuale e la non veridicità della notizie trasmesse è sempre più presente, è necessario adattarsi ai nuovi meccanismi di domanda e offerta. Tutti i protagonisti del panel hanno inoltre evidenziato più volte l’importanza futura del ruolo insostituibile di ‘intermediazione’ del giornalista nell’epoca delle ‘Fake News’: sta al giornalista e non ad un automatismo selezionare le notizie vere e scartare le altre.
Mark Bunting è intervenuto continuando il discorso precedente, sottolineando la sua preoccupazione riguardo alla salvaguardia del giornalismo tradizionale: “è necessaria ed essenziale la tutela dei governi e degli stati per far sì che il giornalista possa assolvere alle funzioni che lo stato gli ha delegato”. Le leggi tedesche sono un ottimo esempio in questo senso: vengono infatti sanzionati con pene pecuniarie quelle piattaforme social che non contribuiscono all’eliminazione di notizie fittizie in rete. È altresì importante che questa responsabilità non venga delegata solamente alle piattaforme in questione, altrimenti afferma “assisteremo ad un’epoca in cui spetterà a Facebook o Google decidere se un contenuto vada eliminato o meno.”
“Ma alla luce di ciò quali saranno le abilità necessarie per fare giornalismo nel futuro?” a rispondere è Janine Gibson che ritiene che sicuramente nel 2030 ci sarà ancora bisogno di scrivere ma incontrare i gusti del pubblico sarà ancora più difficile. Il giornalista dovrà, quindi, mettere in risalto le proprie abilità ancora di più, bisognerà suddividere le varie mansioni tra automazione e manualità del giornalista. “Per quanto riguarda le ‘Fake News’ sono solo gli essere umani ad essere in grado di stabilire la veridicità di una notizia e gli algoritmi a distribuire i contenuti selezionati” conclude la direttrice di BuzzFeed UK.
Il quesito cruciale “Ma allora ci saranno ancora giornalisti nel 2030?” viene posto a Gavin Sheridan che afferma “Credo che i giornalisti ci saranno ma ce ne saranno di meno”. Se pensa al 2030 il cofondatore e CEO Vizlegal ritiene che il giornalismo si suddividerà in tre fasi: la raccolta di informazioni, attraverso soffiate, ricerche, database; l’analisi delle informazioni raccolte seguendo il criterio della veridicità; la distribuzione delle informazioni, probabilmente automatizzata, sulle differenti piattaforme.
Concludendo si è unanimi nel pensare che in un modo o nell’altro il ruolo del giornalista esisterà e sarà di fondamentale importanza anche tra tredici anni, sicuramente però i ruoli si evolveranno e se vogliamo che questo mestiere permanga è necessario dare un’educazione adeguata, finanziare progetti che cercano strategie per migliorare la qualità e la distribuzione dell’enorme flusso di informazioni che ci inonda quotidianamente.

Virginia Morini