Jacopo Ottaviani, ICFJ Knight fellow, ha introdotto il panel spiegando che l'Europa sta cambiando e che stanno emergendo nuove sfide per il giornalismo e in particolare per il Data Journalism nell'epoca dei fake e dei populismi. La discussione è stata l'occasione per descrivere lo stato del Data Journalism oggi e come questo può migliorare il settore dell'informazione e della comunicazione con strumenti diversi e un approccio costruttivo. Secondo Ottaviani il Data Journalism in Italia è nato da poco e sviluppato quasi esclusivamente da freelance. Le redazioni non sono ancora consapevoli della sua utilità ma sicuramente anche la bassa alfabetizzazione informatica e la scarsa digitalizzazione sono motivi di ostacolo. Altro elemento su cui riflettere il fatto che non esiste una scuola specializzata in Italia che possa permettere di sviluppare un profilo ibrido, tra giornalismo e informatica. Bisogna però pensare al fatto che gli elementi visivi possono sicuramente semplificare la trasmissione della conoscenza.
Christina Elmer, Spiegel Online, ha sottolineato i tre fattori principali del lavoro insieme ai suoi colleghi, ovvero un team composto di sei persone. Il primo é quello della collaborazione con altri team che si occupano di Data Journalism. Le é capitato di lavorare su un progetto con finanziamento sui temi della sostenibilità. Il secondo fattore è l'automazione. Terzo, non meno importante, l'impatto. Al suo team non interessano le grandi visualizzazioni, piuttosto la risposta alle esigenze dei lettori. In molti casi si utilizzano i grafici per migliorare la presentazione dei dati, oltre al testo. In questo modo cambia l'aspetto della pagina ma soprattutto il modo in cui si elaborano le notizie.
Daniele Grasso, El Confidencial, ha spiegato come il Data Journalism è esploso in Spagna sottolineando che un solo media spagnolo non utilizza i suoi strumenti. Esiste anche un luogo fisico in cui i professionisti che si occupano di Data Journalim si incontrano, a Madrid. In Spagna è stato attivato anche un master specializzato proprio sul Data Journalism. Nel 2013 è stata approvata una nuova legge sulla trasparenza e sono cambiate le modalità per ottenere i dati dall'autorità. Per il futuro, secondo Grasso, bisogna puntare su due tendenze, quella del fact checking e quella della trasparenza. Bisogna sempre pubblicare la fonte dei dati per la necessità di essere trasparenti. Oggi tocca, quindi, ripensare al modo in cui si fa giornalismo. Con il Data Journalism si può rafforzare l'elemento scientifico e dare nuova linfa al modo di raccontare e fare informazione.
Nicolas Kayser-Brill, cofondatore e CEO Journalism++, ha voluto indagare sul rapporto tra giornalismo e verità. Lui ha detto che non esiste una "polizia" del giornalismo ma tutto è affidato al controllo dei lettori. Il Data Journalism offre una serie di strumenti per arrivare alla verità e produrre fatti. Lui ha evidenziato che attualmente gli editori non hanno intenzione di investire in ricerca e sviluppo.
Catherine Sotirakou, Alpha Tv, ha descritto il contesto in Grecia: poco sviluppato il Data journalism. Molte organizzazioni non utilizzano il data journalism nelle redazioni e i suoi differenti strumenti. Non viene fornito il tempo adeguato per la formazione ma il tutto dipende anche dalle competenze sulla programmazione che mancano. Gli editori non hanno ancora compreso il potenziale di questo nuovo modo di fare giornalismo ma il problema fondamentale resta il fatto che gli OpenData sono del tutto inesistenti in Grecia.
Alessandro Bottone