Il futuro digitale del giornalismo e la sostenibilità del modello economico dei giornali digitali è sempre stato un tema cruciale dall’avvento di internet. L’evento “Nativi digitali e startup editoriali di successo in Europa” che si è tenuto presso la Sala delle Colonne della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia oggi ha appunto avuto come tema le implicazioni relative all’impatto che internet ha avuto nel mondo delle notizie e del giornalismo. All’interessante dibattito che è stato moderato da Rasmus Nielsen, membro del Reuters Institute for the Study of Journalism, hanno partecipato la giornalista ucraina Anna Babinets, direttrice del OCCRP (Organized Crime Corruption Report Platform, cioè la Piattaforma di Investigazione contro il Crimine Organizzato e la Corruzione), il giornalista Daniele Grasso, del giornale online spagnolo El Confidencial, e il giornalista olandese Ernst-Jan Pfauth, co-fondatore De Correspondent, il maggiore giornale online crowdfunded dei Paesi Bassi.
Il danese Nielsen ha introdotto il dibattito analizzando alcuni dati generali sul panorama delle startup digitali di giornalismo: “la maggior parte delle organizzazioni startup digitali in Europa vengono dal giornalismo professionale, che le differenzia dalle statunitensi, le quali sono sconosciute dal grande pubblico come Buzzfeed, Vox, o Mashable”.
Di diverso piano anche il loro modello finanziario: “le startup americane hanno un piano editoriale e finanziano di investimenti privato, e sono finanziate da venture capitalists, oppure da investimenti nel settore tecnologico come Google o Facebook” ha aggiunto Nielsen “mentre in Europa questa dimensione manca”.
Nielsen ha aggiunto che in Europa il mercato è molto frastagliato, con l’Europa del nord ha un mercato monopolizzato dai conglomerati editoriali che poco spazio hanno lasciato alle stratup, mentre nel sud a causa del mercato meno appetibile le digital born startup faticano a trovare spazio.
Per dare un quadro completo della complessa situazione in Europa è intervenuta Anna Babinets, che ha spiegato la situazione dell’est Europa citando il modello dell’ OCCRP. “La mia organizzazione è a Sarajevo e opera nelle ex repubbliche socialiste sovietiche avvalendosi della partnership di vari paesi, ma siamo fieri di poter dire che ci finanziamo da soli tramite campagne di raccolta fondi”.
“Facciamo inchieste anche fuori dall’Ucraina, abbiamo lavorato sui Panama Papers per esempio” conclude Babinets.
L’olandese Pfauth ha portato poi l’esempio di De Correspondent: “noi non seguiamo le notizie, ma abbiamo un approccio più generale. Siamo nati da una campagna di crowdfunding su scala nazionale e in un paese come i Paesi Bassi con sedici milioni di persone, 90.000 hanno donato 60 euro finanziando il nostro manifesto che andava contro i media mainstream”.
“Adesso abbiamo 56.000 membri e un fatturato in attivo di 3 milioni e mezzo l’anno, e noi ci preoccupiamo solo dei gusti dei nostri lettori. Non abbiamo paywall, perché è frustrante per un giornalista il cui è obiettivo è avere un impatto sull’audience” confessa Pfauth.
Grasso invece porta l’esempio de El Confidencial, il giornale digitale più famoso in Spagna. “Tutto era nato come una newsletter cartacea, e da lì un gruppo di giornalisti ha iniziato a lavorare insieme” spiega Grasso. “Per la Spagna nel 2001 era un cosa impensabile, cominciò a crescere e nel 2013 abbiamo creato una sezione inchieste che si avvale di data journalism, attratto investimenti e creato un businnes plan che ci permette di sopravvivere grazie ai contenuti sponsorizzati, la pubblicità e l’organizzazione di eventi” conclude Grasso.
Giacomo Galardini