Javier Luque Martinez, International Press Institute, ha moderato il panel che ha inteso rendere noto il fenomeno delle molestie e delle minacce contro i giornalisti in diversi paesi del mondo ad opera di troll. Martinez ha spulciato dei dati che sono stati raccolti e inseriti su una piattaforma online. Da questi emerge che il 51 per cento delle minacce riguarda il nazionalismo, il 31 le critiche alle politiche emesse dal governo e il 12 le accuse di terrorismo. Il fenomeno si palesa attraverso la censura Del blog o del sito web per cui lavora il singolo giornalista oppure attraverso la pubblicazioni di articoli che denigrano il lavoro svolto e la loro persona. In molti altri casi, invece, vengono inviate numerose e-mail con contenuti diversi. Spesso si tratta anche di attacchi paralleli. L'obiettivo è screditare il giornalista e intimidirlo. In questi casi le minacce sono esclusivamente online. A creali esiste una vera e propria organizzazione che nel caso di giornaliste inoltra anche minacce di violenza. Martinez ha detto che bisogna capire che il fenomeno non riguarda solo singole persone ma sono tantissime le vittime di queste pratiche scorrette e illegali.
Irina Borogan, vicedirettore Agentura.ru, parla della situazione in Russia. Qui i troll online sono nati prima ancora che in altri paesi. Il sito web del suo giornale è stato attaccato dal troll con centinaia di commenti offensivi comparsi sul forum con frasi nelle quali venivamo definiti "traditori". I troll, infatti, compaiono quando si è critici contro le politiche del Cremlino e si muovono anche sui social network. In Russia i troll non sono controllati direttamente dal governo ma da una organizzazione indipendente ingaggiata dal Cremlino.
Ingrid Brodnig, giornalista e scrittrice, lavora in Austria. Qui le aggressioni arrivano da una direzione ben precisa, ovvero dal partito populista di destra che si attesta al trenta percento dei consensi in tutto il paese. Facebook in Austria é dominato dai populisti di destra. Sono numerosi i messaggi e gli insulti che usano una terminologia molto forte, e anche accuse di natura sessista. Brodgin, in uno dei tanti commenti, è stata accusata di far parte della "stampa della menzogna", espressione usata in tempi remoti per isolare i giornalisti non allineati.
Emre Kizilkaya, Hurriyet, dalla Turchia, dice che gli attacchi sono iniziati dal 2012. Riflette sul fatto che online le persone si esprimono con più facilità facendo emergere molte più opinioni rispetto alle situazioni faccia e faccia. Oggi le piattaforme dei social network stanno polarizzando le opinioni. Analizzando i troll online ha affermato che questi sono veri e propri eserciti organizzati e controllati da persone vicine al partito politico al potere. Ha detto anche che Twitter è stato messo al bando per diversi mesi in passato e sono molti i momenti in cui é impossibile accedere al social. I troll, dunque, sono uno strumento per sopprimere il dissenso.
Alla fine del panel i partecipanti hanno alzato i cartelli in solidarietà dei giornalisti arrestati in Turchia.
Alessandro Bottone