La commissione europea ha presentato l’aggiornamento della riforma del Copyright il 14.09.2016.
Il 3.06.2017 Therese Comodini Cachia, responsabile del file, viene eletta al suo parlamento nazionale (maltese) ed è quindi costretta ad affidare il lavoro ad Alex Voss, che adotta una linea diversa dalla collega.
Nel 2017 sull’articolo 13 (apporre un filtro in entrata ai contenuti caricati sui social) le associazioni LIBE e IMCO hanno votato contro il filtro, CULT e ITRE hanno votato a favore. Il voto di JURI (che si occupa della legalità della proposta) è stato spostato a fine giugno (è da ottobre che questo voto viene rimandato). Sarebbe l’ultima risposta a proposito del file.
L’evento è proceduto con riflessioni riguardo il pericolo che potrebbe avere la promulgazione di leggi così restrittive riguardo il Copyright, che potrebbero minare la libertà di manifestazione del pensiero espressa nell’Art. 11 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 e nella Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.
Qual è la libertà di manifestazione del pensiero?
La libertà di manifestazione del pensiero è una libertà connaturata al singolo individuo, non è un diritto a sé stante, ma consente al cittadino di operare la sovranità popolare e partecipare allo sviluppo della società. È declamata ma non attuata, perché il diritto teoricamente esiste, ma effettivamente è necessario appoggiarsi ad editori esterni, limitando di fatto la libertà di pensiero. L’avvento di internet ha ribaltato questa situazione in quanto mezzo di esercizio della libertà di manifestazione del pensiero, permettendo a chiunque di creare la propria piattaforma personale.
Online c’è un flusso attivo di informazioni, e c’è la libertà di esprimere le proprie opinioni, quindi permette al cittadino di partecipare al dibattito pubblico. Gli editori con Internet perdono il controllo di questo flusso, e così anche gli Stati paternalistici che tendono ad avere il controllo per mantenere l’ordine pubblico.
Successivamente, è successo che le piattaforme del web diminuissero, provocando una centralizzazione e monopolio delle informazioni. Oggi sono poche le aziende che controllano il web, molto più grandi dei vecchi editori, in grado di dialogare allo stesso livello degli Stati.
Di conseguenza, ciò ha portato le piattaforme del web a controllare in modo preventivo i contenuti messi sui media: un esempio di ciò è il Notice and Take Down, attuato da Youtube, che prevede l’utilizzo di un algoritmo che ha l’obiettivo di segnalare ed eliminare video protetti da Copyright.
Questo algoritmo fa fatica a capire se il contenuto viola davvero il copyright, perché non è in grado di riconoscere numerose eccezioni (diritto di satira, di parodia, di citazione), con il rischio di censurare video totalmente leciti.
Chiara Svizzeretto e Omar Criacci | Alternanza scuola-lavoro | Liceo Statale Galileo Galilei Perugia