Nell’Europa ormai caratterizzata dall’ampia diffusione di populismi e sovranisti, l’evento tenutosi presso la Sala della Vaccara ha voluto regalare un punto di vista differente sull’Africa e sul supporto umanitario: un ‘aiutiamoli a casa loro’ dal sapore diverso, dai toni distensivi, con l’intenzione di promuovere lo sviluppo dei Paesi più in difficoltà.
Grazie alla testimonianza diretta di Francesca Bagnon e di Matteo Bottecchia, entrambi partiti per l’Africa per supportare il Cuamm, una delle prime ONG italiane, e per mettere al servizio della comunità le proprie conoscenze e competenze, abbiamo potuto capire quali sono gli obiettivi di questa Organizzazione: sostenere la creazione di un sistema sanitario stabile e funzionante nei Paesi subsahariani (attualmente i volontari di Cuamm operano in sette Stati africani).
Ad arricchire le parole dei due volontari sono stati Paolo Ruffini, direttore di TV2000, e Nicola Berti, videomaker e regista della serie tv da cui ha preso il nome l’incontro; gli episodi di questo documentario, che ha come protagonisti i ragazzi del Cuamm, sono stati mandati in onda, ottenendo un ottimo riscontro tra gli ascoltatori, che hanno apprezzato la passione dei giovani soccorritori e il tono leggero scelto da Berti. È così che è nata l’idea di riproporre “Ciao mamma, vado in Afria” in versione ridotta, rendendola una web serie pubblicata sul sito di Repubblica.
La situazione in Africa resta comunque drammatica, basti pensare ai danni che ha causato l’epidemia di ebola o all’Uganda che, a causa della persistente guerra in Sud Sudan, ha visto praticamente duplicare la propria popolazione a causa dei flussi migratori – un aumento che il precario (se non inesistente) sistema sanitario locale non ha potuto sostenere.
Eppure il Cuamm e i suoi componenti non hanno intenzione di terminare la loro attività: ognuno dei presenti, moderati dalla giornalista Laura Pertici, ha infatti espresso il proprio amore per l’Africa. Basterebbe un viaggio, come ha sostenuto Ruffini, per comprendere ‘la ricchezza sorgiva di quel continente e la stanchezza morente’ di quello in cui viviamo.
Lorenzo Tobia