Reddito di base universale. Un radicale ripensamento del lavoro, del benessere, della libertà

Romantico, combattivo e rivoluzionario.

Questo è Guy Standing, economista, professore di sociologia dello sviluppo alla School of Oriental and African Studies (SOAS) a Londra e cofondatore del Basic Income Earth Network (BIEN), intervistato questo pomeriggio da Alessandro Gilioli, giornalista dell’Espresso. Lo scrittore di Basic Income: And How We Can Make it Happen (2017), The Corruption of Capitalism (2016) e Precari. La nuova classe esplosiva (2012), è ormai diventato il principale interlocutore del mondo sulla nozione del reddito base universale.

Il reddito di base universale è un concetto molto diverso da quello del reddito di cittadinanza proposto dal Movimento 5 Stelle, del Reddito di inclusione già presente in Italia, e dal reddito minimo garantito in molti paesi europei. Standing invece propone la tesi di un reddito universale riconosciuto ad ogni cittadino con la finalità che esso diventi uno strumento di dignità, sopravvivenza e libertà. Un meccanismo supportato anche dai grandi tecnocrati della Silicon Valley, il reddito di base ha avuto eccellenti successi in Alaska, e in un Pilot in India condotto da Standing in persona.

Secondo l’economista, questa proposta è diventata un dibattito internazionale proprio grazie a quella che definisce una tempesta perfetta. La crescita del precariato, l’avvento dell’automazione e l’insicurezza economica hanno portato a una vera e propria trasformazione globale scatenando la crescita di disuguaglianze economiche e sociali.

Fra le moltissime obiezioni a cui lo scrittore deve rispondere, la più popolare è una tesi espressa anche da Elsa Fornero la quale sostenne: “se l’Italia avesse un reddito di base la gente lo passerebbe solo a mangiare pasta al pomodoro”. A questa critica, Standing risponde accusando i politici di avere una visione immorale e paternalistica dei suoi cittadini. Per lo scrittore è ingiusto accusare le persone di pigrizia quando il 99% degli individui sono innatamente portate a cercare di migliorare le proprie condizioni di vita. Standing ironizza che se fosse per i burocrati, anche grandi artisti come Michelangelo sarebbero considerati dei nullafacenti.

Un’altra obiezione comune è quella che l’Italia non possa permettersi il reddito di base. Per Standing questa accusa è infondata poiché lui stesso potrebbe dimostrarne il contrario. Ciò a cui l’economista invece si oppone è quella che definisce una trappola della povertà di un reddito dato solo a chi può dimostrare di essere povero e/o disoccupato. A causa di una vergogna provocata dalla stigmatizzazione sociale della povertà, molti non chiederebbero questi sussidi. In aggiunta, la scelta di utilizzare un reddito di povertà rischierebbe di portare molti a non essere attivi professionalmente, per paura di perdere questa sicurezza economica.

Standing conclude il suo intervento evidenziando un altro vantaggio dell’utilizzo del reddito di base universale. Questa modalità supporta anche un attivismo femminista. Difatti, in molti paesi del mondo, un’indipendenza economica potrebbe finalmente permettere a molte donne di avere la libertà di poter dire di no.

Lucrezia Vittori