CIl workshop (con riconoscimento di crediti formativi da parte dell’Ordine dei Giornalisti) si è svolto oggi nell'ambito del progetto SOMA (Osservatorio sociale per la disinformazione e l’analisi dei social media) che vuole promuovere una rete di fact-checkers a livello europeo e creare una serie di osservatori nazionali contro la disinformazione. I primi due dovrebbero essere operativi in Italia e in Danimarca nel 2021 con l’obiettivo, fra gli altri, di stabilire un indice di trasparenza delle fonti.
SOMA si rivolge a fact checkers, organizzatori media, ricercatori, professionisti social media e policy makers. Il workshop all’interno del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia ha un precedente, tenutosi a Milano qualche settimana fa.
I relatori del seminario sono Barbara Sgarzi, giornalista che si occupa di digitale e Giovanni Zagni, direttore di Pagella Politica, l’unico sito italiano dedicato al fact-checking politico. Lanciato nel 2012, ha verificato oltre 2500 dichiarazioni politiche e collabora con Rai2, AGI e Facebook.
Negli ultimi anni si parla molto di fake news in varie modalità: si può trattare di contenuti veri in un contesto sbagliato, di contenuti smaccatamente falsi o ancora di contenuti di satira e parodia distorti.
Gli spunti di riflessione riguardano la questione del potenziale degli strumenti tecnologici a supporto del fact-checking e della lotta contro la disinformazione online. L’utilità degli strumenti per la verifica dei contenuti risalta da esempi concreti in cui sono stati impiegati: le foto false di Malaysian Airlines, degli attentati a Instanbul, o di Ariana Grande non particolarmente turbata dopo l’attentato al suo concerto a Manchester nel 2017.
Gli strumenti sono utili sia per il fact-checking che per il debunking che si occupa di analisi di contenuti genericamente pubblicati su Internet e diventati virali sui social network (video, foto).
Questa la carrellata dei tools presentati durante il seminario: per le immagini, Google Reverse Image Search, Tineye.com, Yandex.com, grazie a cui si possono estrarre metadati molto precisi come la data e il luogo di scatto o upload, modello di macchina fotografica e risalire alla possibilità che la foto sia stata manipolata. Per YouTube il tool è Data Viewer. Per quanto riguarda i social media ci sono diversi strumenti per Twitter Truthnest.com o Twitonomy.com; per Facebook un buon strumento è Stalkscan.com o Whopostedwhat.com che pone come centrale l’argomento di ricerca, per Instagram Ninjanalicts.com che smaschera, ad esempio, gli influencer falsi da quelli reali.
L’incontro si chiude con due esempi di virtuoso giornalismo investigativo: Bellingcat e BBC News Africa per il video “Anatomy of a killing”.
Alessandra Paparatty - volontaria press office IJF19