Il 5 aprile a Palazzo Sorbello, nel corso del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, si parla di Kurdistan. I Curdi sono una numerosa minoranza etnica divisa in quattro nazioni, Turchia, Iran, Iraq e Siria. Mentre sta cadendo a Baghuz l’ultimo bastione del califfato nero verso cui combatte, il Kurdistan è uno stato che di fatto non c’è, tradito nelle proprie aspirazioni indipendentiste dai trattati di Sèvres del 1920. E riguardo al futuro? Trump annuncia il ritiro delle truppe, Erdoğan dice di non voler lasciare spazio alla Federazione democratica della Siria del nord.
Modera il panel Marta Serafini degli Esteri del Corriere della Sera,che si occupa di terrorismo e relazioni internazionali. Si susseguono i racconti di quattro relatori che si sono occupati del Kurdistan con approcci differenti.
Eugenio Grosso, fotoreporter, ha vissuto nel Kurdistan autonomo iracheno nel 2016-17 e ha assistito alla campagna di liberazione dall’ISIS di Mosul. Dopo aver visitato la regione curda in Iraq, Sulaymaniyya, ha testimoniato la vita dei Curdi rifugiati sulle montagne come pastori, senza svaghi né proprietà. Cosa spinge un ragazzo di vent’anni a rinunciare a tutto per seguire un ideale più grande di emancipazione? Ha raccolto la mole di servizi nel libro Kurdistan Memories.
Linda Dorigo, fotografa e regista, nel 2014 ha assistito all’autoproclamazione di autonomia dei Curdi rispetto a Damasco. Si è chiesta se esista un filo che lega queste comunità non abbracciate da un’entità statale. L’identità è quello che le interessa: «Raramente i Curdi si sono auto-raccontati, sono sempre stati gli altri a farlo come “popolo rozzo della montagna”». Li ha coinvolti in un progetto partecipato per non alimentare questa narrativa unidirezionale, concentrandosi sulle storie normali, sulle comunità.
Soran Y. Ahmad è Segretario dell’Istituto Internazionale di Cultura Curda a Roma dal 2012. In un quadro in cui si parla sempre di lotta all’ISIS, bisogna ricordare il tema collaterale delle lotte intestine. Il “tradimento” di cui parla Ahmad non è soltanto quello ai Curdi ma, con la nascita dello stato-nazione, al concetto stesso di democrazia.
Infine, a poco dalla scomparsa di Lorenzo Orsetti che si era unito alle forze curde per combattere l’ISIS a Baghuz, parla Claudio Locatelli. Anche lui ha combattutto l’ISIS nelle battaglie di Raqqa. Tornato a casa ha deciso di proseguire il suo impegno con un’altra arma, quella del racconto (Nessuna resa, edito da Piemme). «Abbiamo sentito il dovere di non restare a guardare, perché quando gli attentati avvenivano in Europa tutti piangevamo, ma nel campo di battaglia c’erano i Curdi e le yazide […]. Se tutti noi diamo qualcosa, le persone come Lorenzo non saranno costrette a dare tutto».
Alessandra Paparatty - volontaria press office IJF19