Abbate e Buttafuoco ovvero il ritorno di Franchi e Ingrassia

Sala Raffaello, ore 17.00

La coppia per la prima volta viene moderata da “un terzo amico” (dice il palermitano Fulvio Abbate, di Teledurruti), ossia Luca Mastrantonio, del Corriere della Sera. Abbate fa notare che il feeling con il collega siciliano si riflesse sugli ascoltatori come una sorta di simpatica emulazione della coppia Franchi – Ingrassia.
Comincia a parlare il palermitano Abbate, che non perde tempo per far divertire il pubblico facendo battute sui fiori e sul rapporto con il collega, compagno e amico Pietrangelo Buttafuoco, catanese, proveniente da  Il Foglio.
La coppia continua ironizzando e facendo satira sulla politica attuale e non, ma anche su avvenimenti di critica di qualsiasi tipo, anche nera, citando l’omicidio che ha visto Cogne protagonista di molti servizi del TG.
Il linguaggio vivace e colorito sembra aver conquistato il pubblico fin dai primi venti minuti, che ascolta taciturno sia le esperienze comiche della coppia, che i discorsi più genuinamente seriosi, ad esempio “il mestiere dello scrittore è un mestiere complicato, con la S maiuscola, anche se spesso lo si dimentica”, dice il catanese Buttafuoco.
Dalla seconda mezz’ora, Buttafuoco intraprende senza abbandonare la sua ironia, un discorso sul lavoro, che ammette purtroppo di non esserci proprio. Essi credono nei giovani giornalisti di domani, ma pensano che in realtà il senso di responsabilità sia minore rispetto a quello che si aveva nelle precedenti generazioni. Non è vista di buon occhio la separazione tra pubblicisti e professionisti, quando si dovrebbe parlare solo di giornalismo professionale.
E a proposito di professioni, Mastrantonio chiede alla coppia quale mestiere e quale carriera avrebbero voluto intraprendere. Abbate avrebbe voluto fare il chimico, su esempio della madre insegnante di chimica, poi lo scrittore, “e poi è arrivata l’occasione di Teledurruti, che mi ha dato l’opportunità di diventare ciò che sono, quella è stata la sintesi di tutto; quindi tutto sommato ho mantenuto fede ai miei sogni, non ho mai voluto fare il giornalista”.
Invece Buttafuoco dice: “io invece ho incontrato il giornalismo con la politica, che era la mia acqua; mi ha permesso di studiare, perché la politica è fatta di scontro, dal cosiddetto dibattito, specialmente sulle piazze. Mi misi in prova con la politica, prima di abbandonarla”. Il pubblico ascolta silenzioso l’esperienza di Buttafuoco, che continua dichiarando che l’incontro con il mondo del giornalismo è stato difficoltoso, ma è “felice di aver fatto queste esperienze”.
E ancora risvolti politici, con Abbate che dice “non mi riconosco in questa sinistra di merda, sono una testa di cazzo, ma lo sono in proprio, non contro terzi”, mentre Buttafuoco utilizza termini più “raffinati”, rifacendosi però ad un discorso non troppo distante da quello del compagno, con il quale non mancano proprio mai battute dalla radicata amara ironia, che rendono l’incontro odierno leggero, nonostante gli argomenti di cui si tratta siano molto profondi e, soprattutto, attualissimi.
La discussione si conclude sì, con una poca fiducia nei confronti del futuro a venire, specialmente se si parla della situazione politica, ma con un bagliore di speranza per le prossime generazioni di lavoratori.

Valentina Lupia