Dalla sala Lippi una sola domanda: Abolire l’Ordine? Si parte da una risposta: “la norma esclude del tutto la possibilità di ricevere molto pagando poco, è semplicemente impossibile” come ebbe a dire John Ruskin, un economista inglese.
Si sono confrontati nel panel organizzato sull’argomento Giancarlo Ghina segretario nazionale Ordine dei Giornalisti, Alessandro Gilioli l’Espresso, Matteo Marchetti Ribalta, Roberto Natale presidente Fnsi, Ciro Pellegrino giornalista freelance e Luca Sappino Ribalta. Si discute sulla riforma radicale dell’ordine, sulle retribuzioni non adeguate, su collaboratori pagati 3/4 euro al pezzo. Il panorama non è rassicurante e i cittadini spesso non ricevono una corretta informazione.
Eliminare l’albo forse non risolve il problema perché i due ambigui e differenti percorsi per l’accesso alla professione continuano ad esistere, c’è la scuola di giornalismo da una parte e il giornalismo fatto con le “scarpe”. Da una parte la scolarizzazione e dall’altra un mestiere che s’impara consumando le scarpe, sul campo, la prima deve poter dare la possibilità a tutti di imparare non spendendo 20mila euro e la seconda deve però rispettare le competenze e la qualità della professione stessa.
A partire da agosto 2012 verrà abolito l'albo dei giornalisti pubblicisti. L'abolizione è prevista dalla manovra "Salva-Italia" varata dal governo Monti ( art. 10, legge 183/2011 - "Riforma degli Ordini professionali", parzialmente modificato nell'art. 33 del d.l. 201/2011, convertito con l. 22/12/2011 n. 214 - "Soppressione limitazioni esercizio di attività professionali"). Quale sarà il futuro di molti giovani pubblicisti?
E tra proposte di equo compenso, abolizione dell’ordine, proteste dei giornalisti precari e l’assenza degli editori il consiglio che emerge dal panel è questo:
“Arrabbiatevi e riprendetevi l’ordine”
Roberta Lulli