Tra fake news, business, lettori distratti e ricerca di autenticità, si è aperto, questa mattina, il panel che, moderato da Jacopo Tondelli, ha visto la partecipazione di Marco Bardazzi, Marco Pratellesi, Gianni Riotta, il quale è intervenuto via Skype, e del professor Giovanni Ziccardi.
Due le questioni principali che hanno guidato la discussione degli ospiti: le cause della scarsa fiducia che i lettori-elettori-consumatori del XXI secolo ripongono nei giornalisti e le conseguenze che questo atteggiamento ha nella logica di arricchimento delle aziende. Quest’ultime, cavalcando quell’immediatezza che ormai è caratteristica delle notizie, sono diventate anche dei veri e propri media.
Eppure, hanno tenuto a ricordare gli speaker, il rapporto che auspicabilmente dovrebbe consolidarsi tra le già affermate fonti d’informazione e le nuove “News companies” non può essere una mera competizione, ma bensì un’alleanza, una collaborazione, per combattere la nuova valuta economica rappresentata da “bufale” e fake news.
Resta comunque oggettivo che l’affermazione di internet e dei social network ha contribuito (e sta contribuendo) enormemente al duplice processo che il mondo della comunicazione sta vivendo: l’affermazione generale dei brand, da un lato, e la “debrandizzazione” delle testate giornalistiche, dall’altro. Mentre, infatti, le imprese possono approfittare della nuova visibilità conferitagli dal web – creando comunità sempre più simili a vere e proprie tifoserie – le testate giornalistiche si ritrovano a fare i conti con generazioni di lettori sempre più “distratti”, di cui appena il 47%, ha riportato Pratellesi, riesce a ricordare anche la fonte da cui ha appena appreso una notizia.
In un periodo in cui “il fatto” viene proposto e riproposto contemporaneamente da centinaia di articoli diversi e condiviso su tutte le piattaforme, in questa crisi delle principali testate, quale può essere una soluzione? Ciò che è necessario, hanno sostenuto gli esperti presenti, è una risposta di carattere etico: ritornare all'autenticità e aprire le porte ai nuovi talenti del giornalismo, alla ricerca del talento, dell’originalità, del valore aggiunto.
Lorenzo Tobia