Carta bianca

Marco Travaglio si è presentato sulla scena del Teatro Morlacchi con numerosi ritagli di giornale, annunciando: ‘non avevo la più pallida idea di cosa dire’. Eppure l’ironia acuta e pungente - arricchita di qualche, lecito, ‘francesismo’ - con cui ha condotto l’evento, non ha lasciato scampo a nessuno: ministri, media, presidenti, riforme, spaziando da Trivellopoli all’Expo, dal caso di Colonia a quello di Quarto, dal ‘dream team’ dell’amministrazione romana a Oriana Fallaci.
L’Italia, un Paese ‘in pieno futurismo’, dove ormai si può dire qualunque cosa senza temere l’occhio vigile del giornalista o la reazione dell’opinione pubblica, è protagonista dell’analisi del direttore del Fatto Quotidiano, che ha provocato le risate del pubblico semplicemente smascherando l’incoerenza di un’amara realtà non particolarmente nascosta ai nostri occhi.
Le nostre leggi? Troppo lente o semplicemente troppe? Come si realizza il carattere della semplificazione normativa del governo Renzi? L’immagine migliore che possiamo avere e dare è rappresentata da Calderoli che accende un lanciafiamme?
Ad esempio, a riforma costituzionale della Boschi, nata per rendere più comprensibile la legge fondamentale del nostro Stato, l’ha fatta sembrare ‘un regolamento di condominio’, scritta ‘in un idioma sconosciuto, non indoeuropeo’. Espressioni simili vengono rivolte anche alla riforma del bicameralismo e ai “nuovi” sistemi di approvazione delle leggi - che complicano, tramite un accurato ripetersi di ‘supercazzole’, il passaggio tra Camera e Senato: in sintesi, ‘non si capisce un c…’.
Ma da un Paese che fa di Quarto il caso più discusso del bimestre gennaio-febbraio, facendo ‘le mosche parer cavalli’, da un governo che “investe” dodici miliardi per la creazione di soli 110.000 posti di lavoro e rende quasi inesistente la differenza tra precariato e posto fisso, da un Consiglio dei Ministri, o di ‘decorazioni’, che confonde “legiferare” con “presentare delle slide”, che cosa ci si potrebbe aspettare di diverso?
Probabilmente un’amministrazione comunale non eletta che, nella ciclica scoperta dello smog cittadino, trova come unica soluzione la secolare intuizione delle ‘targhe alterne’ oppure l’estensione dei poteri dell’unico amministratore delegato della televisione pubblica, che ora potrà controllare i contenuti dei programmi anticipatamente, come se non fosse già abbastanza potente.
L’asservimento dei media alla politica, o il controllo che questa fa dei mezzi di comunicazione - la legge Gasparri ne è un esempio - porta di fatto allo sminuimento del ruolo del giornalista, soggetto ormai a richieste che ne insultano il ruolo sociale.
Nel periodo di quasi assenza di ‘giornalismo aggressivo’ italiano, Travaglio riporta anche alcuni i titoli dei nostri quotidiani sui fatti di Colonia - ‘Le molestie sbarcano in Italia’, ‘Gli aggressori di Colonia guidati da una mente’ - evidenziando l’opera di ‘disinformatia’ puntata a demolire la figura della Merkel e del suo lavoro di integrazione dei rifugiati siriani: distorsione della realtà che i nostri media preferiscono, sempre più spesso, al raccontare storie e notizie.

Lorenzo Tobia