Il rapporto tra giornalisti e politici, il ruolo dell’informazione pubblica regionale, l’opinione pubblica sui social network e le proposte per affrontare le calamità naturali. Sono stati questi i temi dell’incontro dal titolo “Che Umbria è, che Umbria sarà”, svoltosi nel pomeriggio al Teatro della Sapienza nell’ambito dell’International Journalism Festival. Protagonisti il Presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, moderato dal direttore de La Nazione , Pierfrancesco De Robertis insieme al direttore de La Nazione - Umbria, Roberto Conticelli. Una conversazione libera - come è stata impostata dai tre interlocutori - che è partita dalle considerazioni su come si interfaccia il mondo della politica con l’universo dell’informazione giornalistica: “Sulla parte politica del mio ruolo, sono sempre aperta al confronto con gli editoriali o gli articoli di commento. Quando però si tratta di veicolare informazioni sulla vita amministrativa e istituzionale, noto delle carenze da parte dei giornalisti. Dovrebbero avere maggiore interesse in queste comunicazioni, fondamentali nello stimolare il dibattito all’interno della comunità”. E in questo ambito è focale la presenza della Rai con il suo servizio pubblico regionale in un momento in cui la direzione della sede di Perugia è vacante: "L’informazione regionale della tv di Stato dovrebbe estendersi oltre i tre notiziari quotidiani ed entrare nell’offerta nazionale".
Anche i social network, in particolare Facebook e Twitter, possono rappresentare - secondo il presidente della Regione Umbria che ha trovato il consenso del direttore de La Nazione - un ottimo strumento per mettere in contatto cittadini e istituzioni in un periodo in cui è crollata l’intermediazione che prima passava dai giornali tradizionali.
Inevitabilmente la discussione è virata sul terremoto che recentemente ha colpito anche l’Umbria e su come affrontare le calamità naturali. La Marini ha lanciato un appello al governo per “una legge quadro in materia di stragi ambientali che unifichi le procedure d’intervento per ogni tipologia e zona d’interesse. Non abbiamo mai voluto il trasferimento delle popolazioni colpite, circostanza che avrebbe penalizzato anche l’economia. Stiamo affrontando la ricostruzione in sicurezza delle aree distrutte e credo che, vivendo in una zona ad alto rischio, si possano adeguare gli edifici sfruttando tutte le tecnologie possibili”.
Luigi Lupo