Tantissimo pubblico questa mattina, alle ore 12, alla Sala dei Notari, per il talk con l'attivista Evan Greer e Philip Di Salvo dell'European Journalism Observatory. Il tema dell'incontro è stato il caso di Chelsea Manning, la whistleblower che nel 2010 diede a Wikileaks l'accesso a documenti che divennero tra le maggiori pubblicazioni dell'organizzazione. Per questo motivo Manning è stata arrestata sette anni fa e accusata di vari crimini, compreso lo spionaggio. Condannata inizialmente a 35 anni di reclusione, la pena fu commutata da Obama nella sua ultima settimana da presidente. Chelsea Manning sarà scarcerata il 17 maggio prossimo, dopo sette lunghissimi anni di prigionia in cui «è stata costretta ad una forma estrema di isolamento, controllata 24 ore su 24, in condizioni che l'Onu ha definito di tortura», ha detto l'attivista Evan Greer che ha seguito in prima persona questa vicenda. «Già sapete cosa ha fatto Chelsea - ha continuato Greer - per cui oggi non vi racconterò cosa ha fatto, ma chi è Chelsea Manning: un'amica, una delle persone più intelligenti e carismatiche che io abbia mai conosciuto». L'attivista ha spiegato come Chelsea riesca ad interagire con il mondo esterno, nonostante infiniti impedimenti, attraverso il suo account Twitter (@xychelsea): «è una stratega formidabile - ha detto - e ha un gruppo di avvocati che credono in lei; questo ha significato molto per noi attivisti, è stato un aiuto fondamentale per poter raccontare cosa stava vivendo in carcere». Greer ha raccontato delle punizioni severe inflitte a Manning in prigione: «è stata messa in isolamento per due anni per il solo fatto di avere con sé, in cella, un magazine e un tubetto di dentifricio: questa è tortura e noi reagivamo ogni volta». Ha parlato poi degli scioperi della fame che Manning ha fatto per avere il permesso di ricevere servizi sanitari per i transgender. La scarcerazione prevista per il 17 maggio 2017 consentirà a Chelsea Manning di poter effettuare la transizione da persona libera. «Nelle nostre frequenti telefonate - ha raccontato Greer - mi diceva di parlare delle situazioni in cui vivevano altri transgender in carcere, molto peggiori delle sue». Evan Greer ha spiegato come Manning abbia creato, durante la sua prigionia, rapporti personali con molti giornalisti: «Mandava lettere per ringraziarli, perché avevano scritto del suo caso in modo equilibrato, perché il tema reale era la sua condizione in carcere e non quello che aveva fatto nel 2010 come whistleblower». Oltre che dai giornalisti, il sostegno è arrivato anche da molte formazioni politiche, non solo di sinistra: «il sostegno a Chelsea - ha detto l'attivista - prescindeva dalle opinioni politiche: anche molti conservatori hanno dato il loro appoggio, perché questa non è una battaglia solo della sinistra. Ed è anche questa la sua forza». Evan Greer, insieme ad altri attivisti, giornalisti e avvocati è riuscita a creare un forte movimento dal basso, raccogliendo più di centomila firme per ottenere la scarcerazione di Manning. «Come attivista - ha raccontato - ho imparato che si può fare sempre qualcosa, soprattutto quando ti dicono che è impossibile farlo: infatti, con l'aiuto di molte persone, anche celebrità che hanno dato il loro appoggio, ce l'abbiamo fatta: abbiamo vinto». Chelsea Manning sarà scarcerata tra poco più di un mese e Philip Di Salvo ha chiesto ad Evan Greer cosa farà Chelsea appena sarà libera: «So che ha voglia di un hamburger e vuole andare a ballare - ha scherzato Greer - e sono sicura che per prima cosa ringrazierà tutte le persone che l'hanno aiutata durante questi sette anni di prigionia». Un'ultima battuta è stata riservata ai giornalisti e al modo di fare giornalismo oggi: «Chelsea ha aiutato l'informazione a gettare una luce su come funziona l'imperialismo statunitense - ha detto Greer - ed ha cambiato il modo in cui si cercano le fonti». L'incontro si è chiuso con un consiglio dato da Evan Greer a tutti i giornalisti: «la cosa più importante per un giornalista è avere sempre un atteggiamento scettico di fronte alle versioni rivelate da fonti ufficiali e governative. Non fidatevi mai quando vi dicono che una cosa è impossibile e continuate a lottare per scoprire la verità e per avere giustizia. È questo ciò che mi ha insegnato l'esperienza da attivista».
Nicola Brandini