Come e perchè la carta stampata non è morta

Berlin Quarterly, Flaneur Magazine,  The Outpost, Studio. Queste le prestigiose riviste che tramite i loro fonatori hanno dimostrato “Come e perchè la carta stampata non è morta”. L'occasione è stata data dal panel omonimo che si è svolto svoltosi stamattina (giovedì 16 aprile, ndr) presso la Sala del Dottorato di Perugia, nell'ambito dell'International Journalism Festival.

Ricarda Messner, fondatrice “Flaneur Magazine”, ha spiegato come la rivista, nata nel 2013, con tiratura limitata (mille numeri), e tre uscite annuali, si ponga l'intento di andare oltre le frontiere della stampa, attribuendole quindi una nuova definizione. Ogni numero è dedicato ad una città diversa, nella quale si permane per sette settimane raccogliendo le storie delle persone coinvolte. Questa prospettiva del girovagare ha ottenuto attenzioni dal mondo accademico e scientifico.

Mediante una tiratura limitata si arriva a poche persone, è quindi necessario spargere il valore che la rivista rappresenta. I fondi per la rivista sono stati ottenuti tramite gli annunci pubblicitari di marchi locali che, per scelta, compaiono nelle ultime pagine.

Ibrahin Nehme, fondatore e direttore di The Outpost”, ha scelto la carta stampata perchè crede in questo mezzo per poter diventare la voce dei giovani, target della rivista. Per poter assicurare la sopravvivenza della rivista attivista è stato chiesto di pagare una piccola somma per farne parte e sostenerla. La radice del progetto è il cambiamento sociale e The Outpost” ne vuole essere il catalizzatore dialogando con le generazioni più giovani che metteranno in atto il cambiamento in Medio Oriente.

Negli ultimi tre anni si è assistito alla corsa per creare riviste al fine di dimostrare che la carta stampata non è morta. Si è dimenticato però di capire come sostenerla. Il mercato è vasto, ma se si ha un buon prodotto bisogna ottenere degli utili. La carta stampata è ed è sempre stata un mezzo per costruire un marchio. Ora però, bisogna utilizzare altri mezzi.

“Berlin Quarterly”, come ha spiegato il cofondatore e direttore Cesare Alemanni, nasce due anni fa a Berlino, la città che meglio rappresenta le contraddizioni della città europea. Nel nostro continente c'è spazio per giornalismo ed editoria, ma per poter fondare un magazine è necessario avere passione e curiosità, leggere il più possibile, ma soprattutto possedere un'idea di base. Assemblare racconti e foto non significa creare una rivista.

Catia Marcucci