Comunicare il sociale: impresa impossibile?

Sala del Dottorato, ore 14:30

Il Terzo settore protagonista dell'incontro organizzato dal Festival del Giornalismo insieme all'Unicef per affrontare le problematiche di comunicazione del mondo del sociale. Il direttore generale di Unicef Italia, Davide Usai, ha moderato il panel che ha visto tra i relatori Roberto Barbieri (direttore generale Oxfam Italia), Massimo Ciampa (segretario generale Mediafriends Onlus), Bruno Mastroianni (portavoce Opus Dei Italia) e Novella Pellegrini (segretario generale Enel Cuore Onlus).
Se non si può definire “impossibile”, la comunicazione del sociale è sicuramente molto difficile, come hanno dimostrato tutti i relatori. “I nostri temi hanno poco spazio sui media, soprattutto in questo periodo dove si tende a non considerare il sociale in quanto l'unica priorità è parlare della crisi – ha spiegato Roberto Barbieri -. Il problema principale è la visione delle cose: l'immigrazione viene vista come un problema e non un'opportunità, stesso discorso per l'Europa che si tende ad inquadrare solo con spread, fiscal compact e quote latte”. Davide Usai, dopo aver raccontato le difficoltà nel trovare spazi per le narrazione dalla Siria, si è soffermato su un altro problema poco sentito dai media ma decisamente allarmante per l'Italia: “Tra il 2011 e il 2012 c'è stato un +26% di emigrazione di italiani all'estero, e tra questi il 48% sono ragazzi tra i 20 e i 40 anni – ha spiegato – a questo ritmo nel 2050 ci ritroveremmo con il 35% della popolazione over 65, un disastro dal punto di vista sociale”. Per Novella Pellegrini il nocciolo della questione è il cambiamento del linguaggio avvenuto negli anni e la mancanza di relazioni con il mondo della comunicazione. “Dobbiamo collaborare con i media e far passare il messaggio che a loro servono le nostre notizie e il nostro aiuto per comprenderle, così come a noi servono loro per avere gli adeguati spazi”. Bruno Mastroianni ha invece notato come il problema principale dell'istituzione da lui rappresentata, l'Opus Dei, non sia la poca attenzione dei media, ma la distorsione negativa che questi tendono a dare. “I media hanno bisogno di contrasti, conflitti e contraddittori oppure di emotività per poter raccontare – ha dichiarato il portavoce dell'Opus Dei -. Dobbiamo quindi essere noi ad aiutare i giornalisti a tenere presenti le nostre priorità altrimenti non lo farà nessuno”. In conclusione Massimo Ciampa ha voluto notare come a livello televisivo servano campagne progettate e durature per il sociale e non spot sporadici e campagne sms di pochi giorni.

Matteo Agnoletto