Contrastare l’attacco politico ai media e proteggere la libertà di espressione

“La collaborazione tra organi di informazione e giornalisti è fondamentale per affrontare i poteri forti che minano l’indipendenza dei media”. Questo sostiene Maria Ressa, attivista filippina e CEO del social news network Rappler, che mette costantemente a rischio la sua vita e la sua libertà con inchieste giornalistiche sulla corruzione governativa e sul terrorismo nel Sud-Est asiatico.
La violenza sugli organi di stampa da parte dei governi autoritari - soprattutto quelli che raccontano la corruzione o le attività criminali dei loro paesi- è un fenomeno preoccupante, perché costituisce un attacco diretto alla libertà di espressione. Ottanta giornalisti sono stati uccisi nel mondo lo scorso anno, 348 giornalisti sono stati incarcerati e sessanta sono stati tenuti in ostaggio. Alla luce di questi dati, pubblicati da Report Senza Frontiere, gli speaker presenti all’incontro, moderato da Nishant Lalwani, dirigente dell’organizzazione filantropica internazionale Luminate, si interrogano in che modo sia possibile contrastare le forze politiche che attaccano l’indipendenza dei media.
Esempio di supporto legale all’attività giornalistica è Media Legal Defence Initiative (MLDI), ONG che opera in 54 paesi del mondo, ha circa 250 processi legali in corso e regista un 70% di successo dei casi di cui si cura. “Ci impegniamo anche – racconta Lucy Freeman CEO dell’Organizzazione- ad incentivare economicamente altri centri nazionali che tutelano i media affinché sviluppino le proprie risorse e la loro capacità di difesa legale immediata.”
L’indagine della giornalista Dafne Caruana Galizia è stata una di quelle portate a temine dalla piattaforma Forbidden Stories– racconta il suo fondatore Laurent Richard fondatore- dopo la sua uccisione a Malta nel 2017, abbiamo dato a Dafne nuova voce e abbiamo rivelato al mondo le informazioni che coloro che l’hanno uccisa volevano nascondere.” Il progetto è stato creato allo scopo di proteggere le indagini dei giornalisti minacciati, messi in prigione o uccisi. È una rete di giornalismo investigativo che permette di conservare tramite dei canali criptatile informazioni riservate e dati sensibili riguardanti inchieste investigative pericolose e nell’ipotesi in cui il giornalista minacciato sia impossibilitato a portare a termine il lavoro iniziato Forbidden Stories ha la possibilità di accedere a questi articoli, completarli e rivelarli a livello mondiale.
È un progetto senza scopo di lucro che vuole lanciare un segnale forte ai nemici della stampa: si può uccidere il messaggero, ma non il messaggio.

Brigida Raso  - volontaria press office IJF19