Crisi e disoccupazione giovanile: verso una governance europea

“È chiaro che per molti di voi il problema sia acuto e che riguardi un aspetto molto pratico. Ma è arrivato il momento di dover fare fronte a dei dati sconfortanti”. Gigi Donelli di Radio 24 lancia l’allarme della disoccupazione giovanile europe, a salita nell’ultimo periodo al 50%, senza risparmiare il mondo del giornalismo. Il panel discussion Crisi e disoccupazione giovanile: verso una governance europea alla Sala Lippi ha voluto dare spazio e un campo di indagine alle richieste che i giovani fanno alla comunità europea sul fronte professionale.
Attraverso le esperienze degli ospiti si è data una visione larga di quella che è la differenza della formazione nei vari paesi europei e anche l’analisi dei meccanismi che non consentono ai giovani di oggi di entrare nel mondo del lavoro.

Giovanni Magi, corrispondente per Euronews, emittente televisiva francese diffusa in 11 lingue, afferma che il suo media è un osservatorio privilegiato: “Ho una visione obbiettiva da Parigi della situazione dei giovani italiani. Arrivano ogni giorno tantissimi curriculum e io me sono occupato per 12 anni. In più, fino a due anni fa, molti dei nostri giornalisti prendevano un periodo sabbatico per cercare lavoro in Italia e nel frattempo dare spazio ai giovani; ma adesso ognuno ha il suo lavoro e se lo tiene stretto”. Dal 2009, infatti, si è giunti al punto che anche molti ex collaboratori del gruppo Euronews hanno richiesto il reintegro nella compagnia. Magi alla fine del suo intervento delinea le necessità europee: “è assolutamente necessario un salto di qualità poiché non lavoriamo più per un mercato nazionale ma per un mercato globale e ci dobbiamo adattare perché ognuno può dare un contributo. Le istituzione devono investire nella formazione”.

A dare una visione statistica dell’occupazione e della situazione europea è Gian Paolo Accardo, co-direttore di presseurop.eu, che dice, citando il famoso film dei fratelli Coen “l’Europa non è un paese per giovani. Perché negli ultimi due anni, la fascia d’età tra i 25 e i 35 anni ha subito un colpo fortissimo, fino ad essere chiamata, ad esempio, in Portogallo, ‘generazione sciocca’. Molti giovani di paesi come il Portogallo si dirigono verso le ex colonie e trovano fortuna. La stessa cosa per molti paesi dell’Europa occidentale e orientale”. Continua Accardo sottolineando l’importanza delle lingue che oggi sono alla base di un buon curriculum: “giovani Italiani ne vediamo arrivare tanti, ma alla domanda se sanno scrivere in lingua tutti dicono di no. A questo punto dobbiamo andare necessariamente oltre questo limite”.

“In Italia il punto debole del giornalismo è la formazione” sostiene Bettina Gabbe, corrispondente tedesca a Roma di molti media tedeschi. Il mercato italiano, evidenzia la Gabbe, ha tante difficoltà per una struttura che non facilita l’ingresso nel mondo della comunicazione: “in primis – spiega - l’esistenza di un ordine che costringe i giovani a delle situazioni poco vivibili”.

Termina Thierry Vissol, membro della commissione europea, sottolineando ancora una volta l’altra faccia della medaglia: “ci sono 5,5 milioni di giovani che cercano lavoro ma anche 8 milioni che non vogliono avere una formazione e 4 milioni di posti di lavoro in Europa che non riescono a trovare personale. Tutto ciò è un paradosso e indica che in molti Stati ci sono forti problema strutturali”. Il rappresentante della commissione a Roma, in conclusione, analizza l’operato della UE e lo compara a quello di un pianista: “bisogna capire prima di tutto che cosa è l’Europa. L’Europa paradossalmente non esiste perché ogni stato ha la sua libertà di decidere. La commissione è come un pianista ma non può svolgere il suo lavoro senza lo spartito (il parlamento) e se il pianoforte (i trattati) non funziona. Voi scegliete chi vi rappresenta in commissione e quindi voi siete l’Europa e fautori di questa melodia”.

Daniele Palumbo