Curare gli spazi dei social per coinvolgere i lettori

7 Aprile 2016, Sala del Dottorato

Si è tenuta questa mattina alle ore 11.30 il dibattito sulla creating community e sul ruolo dei giornalisti nella gestione dello spazio mediatico.
Speaker del dibattito : Nicholas Diakopoulos, professore all'università di Maryland, Greg Barber giornalista al The Washington Post, Mary Hamilton , giornalista al The Guardian, Mathew Ingram di Fortune Magazine e Federica Cherubini, new media consultant. Il panel  illustrarato la creazione, il controllo e lo sviluppo degli spazi sociali di tipo virtuale.
"All' interno del nostro lavoro - ha affermato il giornalista Greg Barber - ci chiediamo cosa possono promuovere e cosa hanno finora divulgato le comunità mediatiche e come esse, a loro volta, possano essere promosse".
In un mondo giornalistico divenuto ormai a flusso libero è importante capire come creare una comunità studiando il processo di evoluzione della comunicazione dell'uomo.
Al The Washington Post, in quanto comunità molto robusta che gestisce un flusso mediatico importante, i giornalisti hanno plasmato lo spazio social e si sono direttamente occupati del blog. La community analizzata a raggi , secondo l'analisi di  Barber, innesca altre community relative ad un articolo scritto o letto nella community principale. Questo permette ai lettori di poter creare delle proprie community mediatiche e di sentirsi coinvolto in uno spazio giornalistico importante che viene alimentato dalla prima piattaforma a cui essa si ispira e che a sua volta creerà altri spazi. Interessante è notare quanto in una sorta di albero genealogico degli spazi social, i primi figli della community di The Washington Post saranno composti da persone di livello culturale elevato che riusciranno a coinvolgere molti lettori e consegnare dati di estrema attendibilità.
Quanto all'analisi dei dati: scientifica è stata l'analisi di Nicholas Diakopoulos.
" Una community social per avere successo deve essere on topic e deve essere capace di estrarre ciò che vuole estrarre". I dati disponibili nell'incontenibile flusso informativo virtuale vengono analizzati da algoritmi che aiutano ed influenzano l'azione umana, senza sostituirla. L'uomo, il giornalista e l'algoritmo sono i moderatori del flusso informativo. Esistono solo in una interazione.
"L'algoritmo estrae dati al fine di garantire la veridicità di un'informazione, li rende espliciti e li articola, ma rimane pur sempre un elemento automatizzato che non fornirà mai un'informazione del tutto trasparente se non sotto il controllo diretto del cervello umano. Siate sempre trasparenti"-ha dichiarato il docente di Maryland. L'algoritmo è uno strumento di scraping potentissimo che quantifica e organizza secondo quattro criteri: identificando la bassa qualità, conferendo visibilità ad argomenti singolari o testimonianze rilevanti, ponendo l'attenzione sull'excursus mediatico di un singolo utente, producendo degli alert.
Per l' inglese The Guardian, l'obiettivo è quello di rispondere ai bisogni dei lettori attraverso la community consentendo ai lettori di interagire tra di loro.
"Il bisogno della comunità del web è quello di sentirsi compreso ed ascoltato , poi certamente letto " ha detto Mary Hamilton.
Per i giornalisti  di The Guardian è importante fornire una vasta gamma di  informazioni; lo spazio pubblico è rivolto non solo alle news europee e mondiali ma anche alle notizie locali e alle parole crociate.
In questo fiume di interazioni mediatiche, esistono delle bad community cioè degli spazi in cui le interazioni  tra un individuo e l'altro non sono sempre governate da senso civico.
Le bad community vanno smantellate : secondo Mathew Ingram il primo passo è stato combattere l'anonimato. Certamente non si annulla la presenza di inciviltà sul web, la presenza e gli atti di bullismo mediatico e virtuale ma si contiene il fenomeno.
La questione dell'anonimato è all'unisono un asse portante di questo tentativo di controllo del flusso.
"Violare l'anonimato- afferma il giornalista di Fortune Magazine, riduce i commenti negativi e, se vogliamo, il flusso di commenti in generale. Se non  posso nascondermi non scrivo penserebbero!".
Il mondo giornalistico è cambiato, cambia e cambierà a nostro vantaggio se sapremmo usarlo in modo consapevole e ci coinvolgerà in qualità di lettori. In caso contrario ci bandirà.

Noemi Distefano