Sala Priori, ore 17.00
Oggi l’hacking è un tema attuale anche per quanto riguarda la professione di giornalista che si occupa di hi-tech. Qual è il modo corretto per un giornalista di scrivere di tecnologia? Ce lo spiega Giovanni Ziccardi dell’Università degli Studi di Milano. L’idea alla base dell’incontro è quella di analizzare circa 80 articoli che sono apparsi su quotidiani on e offline su vari quotidiani sul tema internet, hacking, crimini informatici, facebook e pedofilia, al fine di comprendere se il modo in cui le questioni tecnologiche sono corrette dal punto di vista oggettivo della trascrizione delle informazioni.
Oggi scrivere di tecnologia non è più un mestiere di nicchia: prima o poi ogni comunicatore si scontra con la tecnologia e, nel farlo, deve cercare di coniugare correttezza e appeal. Tra gli errori più comuni emersi dall’analisi degli articoli in questione, si riscontra la demonizzazione del termine “hacker” da parte dei giornalisti: nato con connotazione positiva per indicare soggetti che hanno fatto la storia dell’informatica, oggi è sinonimo di “criminale”. In secondo luogo, i comunicatori tendono ad enfatizzare aspetti negativi perché di appeal per il pubblico: si tende a creare allarmismo e diffondere paura nella percezione comune, facendo leva sul “lato oscuro della tecnologia”. Inoltre, si riscontra un’eccessiva semplificazione: seppur giusta, se eccessiva porta a travisare la realtà e dare un’idea non reale della tecnologia. Spesso, poi, si verificano casi di errate traduzioni di articoli dall’inglese, riportando termini in modo errato perché manca la conoscenza dei concetti tecnologici veri e propri. Ancora, la creazione ex novo di termini inesistenti e ipotizzando scenari plausibili ma mai verificatisi. Ziccardi mette in guardia anche dall’uso di espressioni come “il popolo del web”, “lo spirito di internet”: amate dai comunicatori e usate sull’onda della popolarità dei social, sono prive di senso in ambito tecnologico e per questo da evitare. Inoltre, uso di termini sbagliati, errori ortografici, terrorismo psicologico anti-internet: il tutto, più per dissuadere l’utente dall’usare il web, che per renderlo un utente responsabile e informato.
Per finire, Ziccardi improvvisa –con il coinvolgimento del pubblico- la scrittura di un articolo su tematiche che riguardano l’informatica, allo scopo di fornire un esempio pratico di corretto uso della terminologia tecnologica.
Elettra Antognetti