La tanto attuale questione del giornalismo digitale viene sviscerata con i direttori delle redazioni web di tre importanti quotidiani: Paolo Rastelli -per corriere.it - Dan Roberts - national editor di The Guardian - e Giuseppe Smorto - condirettore di repubblica.it. L’incontro è moderato da Francesco Piccinini - direttore di AgoraVox Italia.
Diverse le occasioni che, per ogni testata, hanno aperto la strada all’esperienza on line: per Repubblica l’esordio è un esperimento in occasione delle elezioni del ’96 e solo col tempo – attraversando anche spartiacque significativi, come la tragedia dello tsunami del 2006 - si è consolidata la fiducia nelle grandi possibilità del web. Più recente il passaggio del Corriere: lo scarto si è avuto nel 2007, con l’ampliamento della componente video, la cui capacità di attirare numerosi contatti è stata vista positivamente anche dai giornalisti più scettici. Al Guardian invece la rubrica tecnologica si lanciava su internet già nel ’95 e il resto del giornale seguiva nel ’99, inaugurando una crescita destinata a continuare in maniera esponenziale di anno in anno.
Le previsioni sul futuro dei giornali di carta vengono formulate con una delicatezza naturalmente incerta. Si tratta di un tema riscaldato da numerosi elementi: la nascita frenetica di piattaforme, per la grande evoluzione tecnologica; l’incapacità di molti di concepire un futuro senza giornali stampati; il desiderio di innovazione; l’immutata credibilità insita nel giornale di carta, con la sua professionalità, le sue gerarchie e le sue scelte. Si capisce di vivere un momento entusiasmante, dove i due sistemi possono organizzarsi per svilupparsi e delineare le proprie rispettive aree. I giornali non possono non confrontarsi con il cambiamento: devono ad esempio capire che una testata, nata come quotidiano del mattino – è il caso del Guardian - ha oggi molti lettori che aprono il giornale solo di sera; che, in ogni caso, i tanti fruitori del materiale cartaceo conoscono già le notizie del giorno, grazie a sistemi più rapidi e immediati. Il giornale tradizionale – spogliato del suo monopolio, in una dinamica di comunicazione che non può essere più a senso unico – ha la necessità di ripensarsi: o come una sorta di rivista quotidiana, o comunque come un mezzo che difficilmente in futuro avrà centinaia di migliaia di lettori.
I servizi web non possono dimenticare il principio per cui “i commenti sono gratuiti, i fatti sono sacri”: devono basarsi sull’affidabilità delle notizie e sulla trasparenza nel restituirne le fonti. E, anche se in Italia lo sforzo economico per costituire redazioni on line è stato importante e c’è la tendenza fra gli editori a risparmiare sui prezzi per le informazioni in internet, si deve puntare sulla centralità dei dati. Non si può pensare di servirsi di scarsi investimenti e di poche professionalità, per mantenersi competitivi quanto a tempestività e precisione.
La separazione dei due gruppi - della carta stampata e del web – può rappresentare un ostacolo: si possono ottimizzare le risorse e ottenere prodotti editoriali validi producendo due risultati diversi basati sul lavori di un unico pool di giornalisti. Le competenze di base del giornalismo, in questo periodo, sono strettamente collegate le une con le altre: internet aiuta a essere giornalisti migliori, al di là della piattaforma su cui si scrive, insegnano a gestire meglio il materiale.
Attraverso le pagine web, una testata ha la possibilità di confrontarsi con un pubblico sempre più attivo, nuovo cane da guardia – capace di lavorare in tempo reale – degli errori giornalistici. Si tratta di una chance colossale per la crescita professionale. Specularmente devono nascere figure moderatrici del rapporto con i lettori e con i loro commenti, recuperando una vecchia caratteristica del cartaceo. I giornali possono avere moderatori interni o esterni, ma sono accumunati dalla certezza di essere responsabili legali e a livello d’immagine, nel caso di commenti spiacevoli. Per Repubblica, fiera dei propri lettori molto presenti e partecipi, il tema del controllo e della moderazione è tanto più prezioso per le raccolte firme, in cui non ci si può permettere di ricevere dati non veritieri. Bisognerebbe riuscire a rendere il prodotto on line sempre più comunitario, ottenendo dal pubblico non solo valutazioni, ma vere e proprie notizie, e sperimentando una modalità che dovrebbe essere adottata dai giornali grandi così come da quelli piccoli.
Una redazione web deve confrontarsi con la dipendenza dalla pubblicità come unica fonte di reddito, con l’obbligo di velocità che spesso impone di pubblicare articoli completi solo dopo continui aggiornamenti, con l’attenzione all’home page che spesso annebbia quella alla sostanza degli articoli. Ma una testata, anche se on line, deve distinguersi per la propria professionalità: l’episodio di Wikileaks è servito a sottolineare il solco che separa un materiale giornalistico da un semplice flusso di notizie. Ha restituito l’importanza della collaborazione fra diversi strumenti digitali e organi di stampa. L’obiettivo condiviso è così quello di creare sinergia e rimandi fra piattaforme - digitali e non –rispettando sempre quei limiti che delineano la dignità di ogni singolo strumento, i cui confini non possono essere allargati o tagliati arbitrariamente.
Letizia Giugliarelli