DAPHNE. CHI ERA DAPHNE CARUANA GALIZIA E PERCHÉ È STATA UCCISA?

‘Ogni volta che viene ucciso un giornalista, la collettività perde un pezzettino della propria libertà’, soprattutto quando, a essere uccisa, è una voce potente, determinata, onesta come quella di Daphne Caruana Galizia, assassinata il 16 ottobre 2017. A spingere i mandanti a ordinare l’esplosione della sua auto, gli articoli che la giornalista maltese aveva scritto (e quelli che avrebbe pubblicato) sul proprio blog “Running Commentary”, dove denunciava con forza la corruzione e l’omertà diffusa a tutti i livelli delle istituzioni di Malta.

Questa straziante storia di giornalismo d’inchiesta è stata presentata in un documentario, “Daphne: the execution”, realizzato da 42° Parallelo e Repubblica, di cui sono intervenuti il direttore, Mario Calabresi, e due dei giornalisti che hanno contribuito alla realizzazione del film, Carlo Bonini e Giuliano Foschini; insieme a loro, erano presenti l’avvocato della famiglia di Daphne, Jason Azzopardi, e l’europarlamentare maltese David Casa. Ed è giusto sottolineare l’affluenza di pubblico presente alla Sala dei Notari, che ha potuto reagire solo con un lunghissimo applauso a una pagina così buia della cronaca europea.

“Daphne: the execution”, infatti, tramite le testimonianze delle persone vicine alla giornalista scomparsa, evidenzia tutte le contraddizioni che caratterizzano quel Paese, in cui vi sono delle evidenze di un sistema di corruzione e omertà istituzionalizzata, in cui ‘la criminalità organizzata è al vertice del potere’ e si nasconde dietro al mantra “siamo stati eletti”; un sistema in cui lo stesso Stato di diritto è messo in discussione – nonostante Malta faccia parte dell’UE.

Il caso più eclatante, denunciato dalla stessa Daphne in uno dei suoi tanti articoli e confermato dalla whisleblower Maria Efimova, è sicuramente quello della Pilatus Bank, costruita dalla classe dirigente laburista e inserita a pieno titolo nel meccanismo della BCE e dell’Eurozona, che rappresenta una gigantesca “lavanderia” per il denaro sporco delle élite azere; questa “accusa” è stata poi confermata dallo scandalo dei Panama papers.

Il simbolismo dietro alle modalità dell’assassinio, inoltre, non lasciano spazio all’immaginazione. Un’esecuzione durata trent’anni, prima nei confronti della sua personalità, demonizzandola, chiamandola ‘witch’, diffamandola, così da renderla isolata e fragile, e solo in un secondo momento, vista la sua insistenza nel proseguire le inchieste contro la classe politica, con un’autobomba – come a dire ‘qui comandiamo noi’, per riportare le parole dell’avvocato Azzopardi.

È lo stesso avvocato a ringraziare il pubblico per aver assistito all’evento, con un monito a tutti coloro che vorranno portare con sé la storia di Daphne, quello di ‘proseguire il suo lavoro, di mostrare a chi ha ordinato la sua morte che si può fermare un giornalista, ma non la ricerca della verità’. Allora la Sala, in rappresentanza di quella che immaginiamo essere tutta la Comunità Europea unita, ha risposto ‘we will not be silenced’.

Lorenzo Tobia