DEMOCRAZIA E TECNOLOGIA NELL’ERA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Con una democrazia costantemente sotto attacco, spiega Paul Nemitz con Fabio Chiusi, la legge teoricamente dovrebbe tenersi al passo con l’innovazione tecnologica. Ma questo è un requisito che non può essere soddisfatto perché la democrazia richiede tempo e una lunga discussione. Una legge non può essere perfetta come pretende di essere la tecnologia, anzi molto spesso deve essere interpretata perché poco chiara.

L’appello, dunque, è quello di essere più coinvolti nella democrazia, anche in un’epoca dove potrebbe sembrare insensato battersi per questo. Non avremmo le leggi attuali se nel passato non ci fosse stato un coinvolgimento della società civile. 

La tecnologia non può andare oltre l’ottimizzazione dei dati empirici raccolti nel passato, a differenza dell’uomo che nel presente si pone verso il futuro, in un’ottica non solo di ottimizzazione ma di reale progresso e avanzamento. Il buon giornalismo nei termini di critica rimarrà sempre un compito umano. Si sentono storie di programmi in grado di leggere e di realizzare articoli, ma la realtà è che riescono solamente a scrivere brevi notizie, come informazioni relative alla borsa, che rimangono in ogni caso molto scarne ed essenziali.

Su un articolo del Washington Post Mark Zuckenberg afferma che c’è il bisogno di regole, quindi leggi sulla protezione dei dati, norme che traccino il confine del contenuto della libertà di espressione e una regolamentazione della portabilità dei dati. Tutto ciò che è essenziale per i diritti umani ha bisogno di norme e in questo contesto l’intelligenza artificiale non può essere utilizzata senza un’etica.

Sara Boscolo Zemello - Volontaria Press Office IJF19