Donne e bambini come merce di scambio: Le Iene sul piede di guerra

Intervengono Mauro Casciari, Le Iene Italia 1
Nadia Toffa, Le Iene Italia 1

Giornalismo come arma di denuncia: questo il messaggio dell’incontro “Donne e bambini come merce di scambio: Le Iene sul piede di guerra”, durante la quinta ed ultima giornata del Festival Internazionale del Giornalismo 2015. Una sala gremita ad accogliere Mauro Casciari e Nadia Toffa, giornalisti del programma televisivo “Le Iene”, che hanno esposto e commentato gli estratti di due documentari da loro realizzati.

Primo ad essere proiettato è “Le schiave dell’ISIS”, progetto video-documentario a cura di Gaston Zama e Nadia Toffa, per il quale quest’ultima è stata riconosciuta come “miglior giornalista televisiva del 2015” nell’ambito del Premio Internazionale del giornalismo di Ischia. Dipingendo, agli occhi degli spettatori, un quadro drammatico del territorio del Medio-Oriente martoriato dalla guerra dell’ISIS, il documentario esplora due temi forti, quello delle donne curde fatte prigioniere dall’ISIS, violentate e rivendute come merce di scambio, e quello dei “bambini-soldato”, addestrati dalle forze del califfato islamico per “diventare dei piccoli ISIS”.

Prima parte del documentario è un’intervista a ragazze e donne riuscite a sfuggire all’inferno della prigionia, che ancora portano su di sé pesanti segni delle violenze e umiliazioni subite. Violenze fisiche - percosse, stupri, scosse elettriche ed esposizione a gas - ma anche psicologiche. “Ci hanno portato via la nostra dignità, ci hanno portato via tutto,” dice alla giornalista de “Le Iene” una delle vittime, tra le lacrime.

Non meno drammatica è la situazione dei bambini prigionieri dall’ISIS, addestrati brutalmente alla violenza della guerra. Costretti a leggere il Corano e ad imparare ad usare le armi, a questi bambini vengono mostrati i filmati delle decapitazioni dei guerriglieri peshmerga curdi, il loro popolo. “Anche noi dovevamo imparare a farlo,” dice a Nadia Toffa un bambino di 12 anni, riuscito, fortuitamente, a scappare. Per poi continuare, rispondendo alla domanda della giornalista su cosa voglia fare da grande: “Solo dopo essermi vendicato potrò diventare libero di diventare ciò che desidero”.

Rispondendo alle domande del pubblico, la giornalista sottolinea la necessità di un “intervento concreto” della comunità internazionale, che ancora fa così poco per fermare ciò che sta succedendo. “L’Isis fa proseliti su persone deboli, fragili, persone che desiderano trovare un ruolo, un’importanza. E questo è molto pericoloso.” Afferma poi di voler continuare sulla strada intrapresa, tornando in Siria ed estendendo le inchieste.

E quindi il turno di Mauro Casciari, che commenta un suo servizio, realizzato con la collaborazione di Mauro Pilai. Centrale, nel video, è il dramma di di Alice, la cui figlia è stata rapita dal padre e portata in Siria lo scorso dicembre 2011. Nonostante l’impegno de “Le Iene” nel cercare, per quanto loro possibile, di aiutare la madre e metterla in contatto con l’ex-marito, più di tre anni dopo la situazione è ancora immutata, senza che le autorità italiane o internazionali se ne siano ancora fatte carico.

E’ un impegno tangibile, quello de “Le Iene”, la denuncia di una situazione, in Medio Oriente, altrimenti sconosciuta a molti. Che però si propone sempre di dare, attraverso i propri servizi, “una chiave di lettura al pubblico,” commenta Casciari, per evitare che a passare sia un messaggio esclusivamente “islamofobico”.

L’invito di una ragazza tra il pubblico è di utilizzare in positivo la popolarità del programma per continuare a sensibilizzare su altri problemi che riguardano l’Italia da molto vicino, primo fra tutti quello della violenza domestica. E’ d’accordo Nadia Toffa, che commenta: “Non è semplice per una donna denunciare … ma più se ne parla e più si da coraggio a queste donne”.

Silvia Maresca​