La presentazione del libro Eat Parade di Bruno Gambacorta, ideatore dell’omonima rubrica del Tg2 - svoltasi oggi al centro servizi G. Alessi - è un’occasione per parlare di cultura enogastronomica ed eco sostenibilità.
Da questo punto di vista Gambacorta rappresenta, con le parole di Antonio Paolini, Critico enogastronomico e ospite dell’incontro assieme a Walter Musso (Slow Food) e Stefano Cimicci (direttore APT Umbria), “un’eccezione che dovrebbe essere la regola” per quanto riguarda il modo di raccontare il cibo e le varie implicazioni sociali, culturali, economiche e produttive che il “piatto” porta con sé.
“Eat Parade ha fatto nel corso degli anni ciò che dovrebbe fare il servizio pubblico” – dice Walter Musso di Slow Food – “prima si parlava di cibo solo in riferimento agli scandali […] oggi si è consapevoli di quanto sia importante scoprire le “radici” di ciò che portiamo in tavola”.
La maggior parte dei programmi che oggi si occupano di cucina sono semplici dimostrazioni, carrellate di ricette. Gambacorta racconta invece il percorso che porta al cibo-prodotto, la storia che c’è dietro.
“Oggi la cucina diventa spettacolo televisivo” – dice ancora Paolini – si dovrebbe invece passare dalla cucina “a vista” alla cucina “che ha vista”, perché da li si vede il mondo, l’oggetto principale del lavoro giornalistico.
L’applicazione alla cucina dei formati giornalistici, delle regole fondamentali che stanno alla base del racconto, è la semplice operazione tramite cui Gambacorta e pochi altri hanno realizzato una vera e propria rivoluzione nel giornalismo enogastronomico.
Raccontare il cibo diventa quindi l’occasione per parlare di società e il prodotto enogastronomico corrisponde a un “un termometro dell’ecologia sociale”. In Eat Parade si parla dell’Aquila e della ricostruzione della rete sociale che muove la produzione dei prodotti locali che, coraggiosamente, si inserisce nel quadro drammatico della situazione attuale di una città distrutta e abbandonata.
Si racconta dei migranti come risorsa fondamentale del sistema produttivo italiano, ad esempio dei macedoni albanesi che tengono in vita la pastrorizia in Abruzzo e Molise.
“Ci sono poi realtà in cambiamento in cui ho visto innestarsi l’innovazione nella tradizione” - ci dice ancora l’autore - in riferimento all’esperienza di Paestum nella produzione di mozzarelle di bufala, per la quale sono stati importati dalla Svezia macchinari impiegati nella mungitura, che hanno permesso di integrare la tecnologia – in fase di estrazione della materia prima – e i metodi tradizionali della lavorazione, al fine di favorire al tempo stesso il benessere dell’animale e la qualità del prodotto.
Si parla infine anche del rapporto tra la cucina e il web e della crescente attenzione del popolo di internet verso questo tema, che è infatti tra gli argomenti più ricercati in rete, invitando a visitare la pagina Facebook di Eat Parade. In essa, oltre che discutere dei temi trattati nel libro, è possibile accedere alle immagini e agli articoli collegati ai vari argomenti ed essere aggiornati sugli eventi in tempo reale. Non sia mai che, spegnendo un attimo il computer e uscendo di casa, ci capiti di assaggiare “qualcosa di buono”.
Francesco Salis