ESTREMA DESTRA POPULISTA IN EUROPA

A un mese dalle elezioni europee del 26 maggio, presso la Sala Brugnoni, si è tenuto un panel per analizzare (e contrastare) il fenomeno ascendente del populismo. L'incontro, iniziato intorno alle 12, ha visto alternarsi le visioni di Caterina Froio, docente dell'Istituto di Studi Politici di Parigi e co-autrice del volume "Fascisti di un altro millennio?", e di Daphne Halikiopoulou, insegnante di comparative politics all'Università di Reading. A moderare il tavolo, il news reporter di Vice Italia, Leonardo Bianchi, autore del libro "La gente. Viaggio nell'Italia del risentimento".

In apertura, è lo stesso Bianchi a far riferimento a un aneddoto, in cui la pagina Facebook Karl Remarks, tramite una delle sue iconiche immagini satiriche, aveva fatto emergere una "ironic prediction" - quella dell'ascesa dei populismi globali e contemporanei. L'evidente differenza di significato che il termine ha assunto negli ultimi anni, in contrasto con la sua origine novecentesca, ha introdotto il primo tema: cosa si intende per populismo.

La risposta della Froio accenna a tre definizioni per il fenomeno - populismo come ideologia, come strategia discorsiva e come modo di comunicare - e trova la studiosa abbracciare la prima, che interpreta il populismo quale messaggio politico per interpretare la complessità. Al contrario, la Halikiopoulou mostra una posizione più scettica sul termine, e sposta la discussione su ciò che accomuna questi gruppi: "the distinction between insiders and outsiders".

La differenza tra "us and them", tra "pure and corrupted people" apre una nuova fase della discussione; la docente dell'Istituto parigino sottolinea come a caratterizzare i partiti populisti sia una visione antagonistica di fare politica: "finding an enemy", che sia parte dell'establishment o dei flussi migratori. In quest'ottica, anche il tema economico riveste un'importanza non indifferente: "economy has a primary role", in particolare "the labour market" - sottolinea Daphne Halikiopoulou.

Un'ultima parte della discussione ha investito il mondo dei media, e in particolare le relazioni che esistono tra i mezzi di comunicazione e l'affermazione-conservazione del successo dei partiti populisti. In primo luogo, come evidenzia Caterina Froio, occorre riconoscere come questi gruppi siano diventati "more skillfull in addressing the media"; ormai, tramite professionisti della comunicazione e giornalisti, i politici populisti hanno imparato a relazionarsi con i media in modo ottimale, superando nettamente l'abilità dei partiti mainstream. "They are not aliens", e così non devono essere trattati. Contemporaneamente, sottolinea la docente dell'Università di Reading, avviene un processo di normalizzazione del fenomeno, accompagnato spesso da ampi spazi su giornali, interviste televisive, social network - anche per la grande notiziabilità del modo di comunicare proprio del populismo, fortemente sensazionalista. 

In questo panorama, definire politicamente il populismo rimane problematico, tra la crescente (ed erronea) tendenza a contrastare questi gruppi emulandone le modalità e i comportamenti, e le contraddizioni insite al fenomeno - basti pensare al fatto che Orban, seppur sospeso, siede tra i membri del Partito Popolare Europeo. Parallelamente, trovare una soluzione, soprattutto per il mondo dell'informazione, rimane - per parafrasare Schopenhauer - un pendolo che oscilla tra l'intervista su tematiche in cui gli esponenti populisti non sono prettamente preparati e la sfida contro le loro verità.

Comunque sia, questa potrà essere vinta solo sul lungo periodo. Se è vero, come sottolinea la Froio, che il livello di educazione è uno degli "individual factors" più incisivi, allora la risposta al fenomeno risiede nel fatto che - citando le parole della Halikiopoulou - "we need long term and civic education". Un processo che, tuttavia, dovrà tenere conto del "disenchantment" che la cittadinanza - non per forza populista - sta vivendo nei confronti di quell'Europa e di quella rappresentanza che hanno rappresentato la realtà politica dell'ultimo trentennio.

Lorenzo Tobia - volontario press office IJF19