Con: Federico Bastiani ( fondatore Social Street), Giovanni Maddaloni (fondatore Star Judo Club Napoli), Maria Concetta Mattei ( TG2), Sandra Mori ( general counsel Coca-Cola Europe e presidente valore D)
Una Sala dei Priori che alle 10.30 di questa terza giornata di Ijf17 si è colorata di sentimenti, racconti e voglia di sostenere progetti in grado di migliorare il mondo, semplicemente facendolo conoscere.
Dalla strada alle rete, dalle palestre alle aziende, fare comunità creando dei sentimenti comuni e degli intenti condivisi è infatti possibile e necessario ovunque. Ed è proprio questo quello che vogliono dimostrare i vari relatori presenti al panel. Ad iniziare è Giovanni Maddaloni, che ci tiene a sottolineare come lo sport possa diventare un’ àncora di salvezza per scampare ai pericoli della malavita, presenti in particolar modo in quartieri come quello di Scampia, a Napoli , dove “basta un attimo per perdersi, soprattutto nel periodo dell’adolescenza”. Ci è passato lui stesso ed è per questo che ora, con lo sguardo fiero di chi tutela una passione e le parole incisive di chi ha vissuto la strada da vicino, ci tiene a diffondere il suo obiettivo: quello di mettersi insieme per far capire quanto si è forti. Quella che porta avanti è infatti una comunità di ragazzi che, grazie a lui, trasformano storie e sofferenze in talento imparando che una via d’uscita esiste sempre e che la resilienza è un valore da difendere.
Riscatto sociale e voglia di crescere stando insieme , sono anche alla base del progetto “Social Street”, fondato nel 2003 da Federico Bastiani che, trasferitosi a Bologna con sua moglie e suo figlio, sentì la necessità di conoscere il suo vicinato di via Fondazza. Il modo migliore per farlo? Cercarli su Facebook. Unica comunità a cui oggi quasi nessuno rinuncia, dimostrando la necessità di un continuo bisogno di socializzare e di condividere la propria vita con gli altri. Ma “amma parlà”, ironizza Maddaloni in dialetto stretto, e così l’idea di Bastaini di utilizzare un veicolo freddo come la rete per incontrarsi nella vita reale è risultata vincente: per avere dei punti d’appoggio, per creare dei legami ricevendo un sorriso e condividendo necessità, semplicemente perché sapere di non essere soli è importante. Così come è importante lo scopo che persegue una multinazionale come Coca- Cola, praticamente simbolo di più di 207 Paesi del mondo e promotrice di un progetto di inclusione sociale chiamato “valore D”, volto a sottolineare la forza di un sesso che non è affatto debole ma che, anzi, deve essere incentivato ad esprimere le proprie potenzialità per accrescere il valore della società.
“Le donne possono fare tutto ciò che vogliono”, spiega la presidente Sandra Mori, ed è proprio per abbattere il pregiudizio culturale dell’esistenza di ‘lavori o corsi di laurea femminili e maschili’ che le donne facenti parte del progetto si impegnano a raccontare la storia della propria carriera a ragazzi e ragazze di scuole medie e superiori. Dal capotreno al pompiere, dalla paroliera all’artista, Coca-Cola sta aspettando chiunque voglia raccontare le propria esperienza per sfatare ogni luogo comune. La presidente Mori infatti invita tutti a partecipare iscrivendosi tramite il sito: www.valored.it .
“I progetti possono fallire in carenza di denaro, i valori no”, conclude Maddaloni, puntare alla loro diffusione significa quindi poter fare grandi cose per questo Paese, contribuendo ad eliminare problematiche che vanno dalla criminalità organizzata al femminicidio.
Caterina Panfili