Questa mattina alle 11, 30 nella sala del Perugino dell’hotel Brufani si è svolto il workshop intitolato “Greenwald-in-a-box: un esperimento Hermes”, animato dai co-fondatori (Claudio Agostini, Marco Calamari e Giovanni Pellerano) e il presidente, (Fabio Pietrosanti) del Centro Studi Hermes per la Trasparenza e i Diritti Umani Digitali. Le sue missioni principali consistono nel concepire e sviluppare dei software gratuiti capaci di proteggere e promuovere le libertà civili e l’anonimato nell’era digitale.
Il workshop era rivolto ai giornalisti al fine di abilitarli all’utilizzo di GlobalLeaks una piattaforma creata per consentire ai giornalisti una gestione migliore e più sicura dei propri whistleblowing , quelli che noi chiameremo « gola profonda », ovvero le fonti anonime. “Vogliamo che non ci sia un controllo esterno, ma che siano i giornalisti a gestire direttamente le proprie fonti ” ha affermato Claudio Agosti. Per questo motivo, la piattaforma sarà accessibile alla fonte, attraverso un link o un bottone, direttamente sul blog del giornalista (WordPress e Blogspot) o sulla sua pagina Facebook. Accedendo attraverso il network TOR, il whisleblowing è automaticamente indirizzato verso un questionario le cui domande sono elaborate dal giornalista. “Più le domande sono dettagliate più le informazioni saranno di qualità.
Forzando la fonte a riflettere di più sul contesto richiesto, i tempi si ottimizzano perché si ottengono meno segnalazioni inutili” ha detto Giovanni Pellerano che ha precisato “cercheremo comunque di fornire dei questionari di defaut che consentiranno comunque di ottenere informazioni utilizzabili”.
Prioritaria per i creatori di GlobalLeaks è la tutela dell’anonimato che consente di superare la reticenza di molte fonti: per questo la piattaforma presenta dei sistemi di sicurezza molto elaborati. Dopo la registrazione, la fonte riceve un codice-ricevuta che potrà visualizzare solo in quell’occasione e non è recuperabile. Grazie ad esso, il whistleblowing può entrare nuovamente nell’interfaccia a lui dedicata e verificare se i documenti da lui caricati sul sito sono stati letti, o rispondere alle eventuali domande del giornalista. Perché l’altra preoccupazione del Centro Hermes è che il giornalista possa avere il pieno controllo della sua iniziativa editoriale, per questo motivo egli ha a sua disposizione anche uno strumento di comunicazione “privata” grazie al quale potrà porre delle domande più precise al suo informatore al termine della segnalazione.
Molti giornalisti presenti in sala hanno potuto testare questa versione beta e porre delle domande ai membri del Centro Hermes che terranno lo stesso workshop in lingua inglese Sabato 14 Aprile 2015 dalle ore 18:00 alle 19:30 nella Sala Priori dell’Hotel Brufani.
Fabiana Liguori