Hate speech e libertà di parola

Cyber bullismo, incitamento all'odio e libertà di parola. Tre concetti che non vanno d'accordo e che sono stati il tema del panel tenuto stamattina all'Hotel Brufani di Perugia.

La discussione ha visto contrapporsi idee di autorità, come il Garante della Privacy e AGCom, e di chi si occupa dei social media e di informazione online. La grande domanda che ha posto Guido Scorza, moderatore del panel, ha messo in evidenza il difficile equilibrio che bisogna trovare tra libertà di espressione e hate speech.

Il fenomeno dell'istigazione all'odio colpisce soprattutto gli adolescenti e pone la questione dell'anonimato sul web. Proprio su quest'ultimo punto, Antonello Soro, presidente dell'Autorità Garante Privacy, ha fatto notare come il grande passo avanti possa essere quello di far capire agli utenti che non esiste l'anonimato sul web, così come non esiste nella cosiddetta vita online.

Su questi temi in particolare le piattaforme di social media hanno delle regole ben precise e anche se non vengono rispettate, Bononcini (Facebook Italia) ha sottolineato l'importanza della policy e l'aumento esponenziale di minacce e di offese sul social network più diffuso in Italia.

Non bisogna però dimenticare il ruolo della società e delle famiglie nell'educazione dei minori, soprattutto in età adolescenziale. Quintarelli, blogger e deputato di Scelta Civica, ha richiamato l'importanza dei genitori e del computer messo in soggiorno e non nella stanza con la porta chiusa. Così come Nicita (AgCom) che ha indicato gli strumenti di controllo messi a disposizione dalle varie piattaforme.

Infine Peter Gomez, direttore de ilfattoquotidiano.it, ha posto l'attenzione sulla quasi nulla attuazione di leggi che già esistono e ha poi spiegato il caso del suo giornale che riceve 20mila commenti al giorno e spende 150mila euro l'anno solo per la moderazione. E nonostante ciò i troll sono dietro l'angolo, pronti a fare turpiloqui.

Carlo Valentino