Chi sono i nemici, veri o presunti, del web? È la domanda che Arturo Di Corinto, co-autore - insieme ad Alessandro Gilioli - di un’inchiesta, poi diventata libro (pubblicato da Rizzoli nella collana BUR FuturoPassato, intitolato, appunto, I nemici della rete), ha rivolto al pubblico della Sala Centro Servizi Alessi, dove i due giornalisti hanno presentato la loro opera insieme a Nicola D’Amato, consigliere presso l’Autorità Garante per le Comunicazioni, e al saggista ed esperto del tema Enrico Menduni. Dalle risposte suggerite è emersa una realtà di fondo su cui bisogna riflettere: l’opinione maggioritaria degli utenti ignora quali siano i veri oppositori della rete, coloro che cercano di imbavagliarla e di frenarne (peraltro, senza successo) lo sviluppo e la diffusione. Verrebbe da dire, istintivamente, che i principali nemici del web siano gli hacker. In realtà, si tratta di coloro che la rete l’hanno fatta nascere e poi funzionare; sono quelli, in sostanza, che la difendono.
Volendo procedere ad una sistematica - e, per quanto possibile, esauriente - etichettatura dei principali nemici di internet, si deve anzitutto considerare il ruolo che l’intero mondo politico gioca in questa partita, e gli innumerevoli interessi che vi ruotano intorno. Interessi economici, pubblicitari, di gestione delle reti, di organizzazione normativa dell’uso del web. Nel corso degli ultimi anni, infatti, si è cercato di appesantirlo con interventi legislativi, spesso improvvisati e frutto di un approccio conservatore, che ne denunciavano la sostanziale inconsapevolezza e disaffezione da parte di quanti si erano fatti promotori di queste vere e proprie “gabbie normative”. Il pensiero vecchio, non a caso, può rivelarsi l’arma principale di cui i nemici della rete possono servirsi per scardinare i circoli virtuosi ch’essa genera o contribuisce solo ad avviare. Ecco perché, come ha suggerito il consigliere D’Amato, è opportuno sostituire la tendenza a dirsi scettici, a censurare e a regolamentare la realtà di internet, con un pensiero nuovo, consapevole e soprattutto attento alle sollecitazioni che da internet provengono, e di cui ogni utente, come ogni operatore di rete, dovrebbe servirsi. Solo chi si accorge della forza della rete e se ne appropria, può usarla in modo proficuo, non solo per se stesso ma per tutti. Questi ultimi decenni hanno dimostrato che ad una rivoluzione tecnologica non si è purtroppo accompagnata una rivoluzione antropologica, di pensiero e abitudini, con la quale poter vivere il passaggio al web 2.0, la nuova frontiera che oggi stiamo oltrepassando.
Di una pericolosa componente sub-culturale ha parlato Alessandro Gilioli nel descrivere il processo di “televisizzazione” della rete, ovvero di quella tendenza ad utilizzare il web come se fosse la televisione, di applicare al web i canoni e le regole della tv. Battaglia persa in partenza, è l’insegnamento che se ne ricava. Gilioli, infatti, riferendosi allo scenario italiano, quello che più da vicino ci riguarda e interessa, sembra ravvisare in questo pericoloso tentativo uno dei tanti interessi che il mondo politico spera di poter difendere attraverso l’uso del web. Un politico, oggi, pensa alla rete come a quel luogo fisico dove poter inviare i propri videomessaggi in cui, senza interlocutori e contraddittorio, parla indisturbato, certo che i telegiornali li riprodurranno senza commenti. Non è difficile capire a chi l’autore de I nemici della rete si stesse riferendo.
Antonio Bonanata