Il panel si apre con una domanda: la musica è finita? La musica è finita perché ce n'è troppa. Avere troppo a disposizione è come non avere nulla.
Tra siti di streaming, download digitali e copie fisiche, quali sono le reali possibilità di un artista di guadagnare dalla musica registrata? Le reali possibilità sono quasi del tutto inesistenti e spesso la stessa situazione si verifica per gli spettacoli dal vivo.
La crisi coinvolge anche il giornalismo musicale, giorno dopo giorno sottoposto a nuove sfide per la sopravvivenza dettate dai continui cambiamenti del mercato, primo tra tutti il digitale che costringe a nuove modalità di approccio e fruizione dei contenuti artistici piú vari.
Presa coscienza della crisi generale del giornalismo, del giornalismo musicale e della musica stessa, qual’è la soluzione per il superamento di tale situazione e cosa possiamo fare, in prima persona, per porvi rimedio? Innanzitutto prendere consapevolezza del cambiamento delle abitudini dei lettori, dei consumatori, ma anche delle necessità aziendali di far fronte alla crisi attuale limitando gli investimenti sugli spostamenti fisici dei giornalisti e sugli stessi contenuti.
Recarsi in America oggi per un'intervista ad un artista risulta assurdo eppure un tempo era prassi. La professione stessa, quindi, del giornalista musicale ha subito un cambio, uno stravolgimento, nell'ambito del quale solo chi riesce a far fronte alle nuove necessità sopravvive.
Tali necessità costringono di fatto il giornalismo musicale a trasformarsi in lifestyle, una contaminazione di musica e gossip musicale finalizzato ai click, alla sussistenza attraverso gli investimenti pubblicitari.
Cinzia Del Prete