I troll in redazione: quali strategie contro le molestie online

Pomeriggio intenso quello trascorso ieri al Centro Servizi Alessi: giornalisti ed esperti hanno affrontato una questione cruciale che interessa ogni giorno tutti gli utenti presenti nel mondo virtuale. Si tratta delle molestie online. L’era digitale ha portato con sé importanti cambiamenti e innovazioni, ha accresciuto la libertà di espressione e ha consentito a molte persone di accedere ad informazioni di ogni tipo con un paio di click, dando compiutamente forma ai principi della democrazia. Oltre a colmare deficit democratici e a facilitare la vita di miliardi di persone, internet ha esposto il mondo a nuovi rischi e pericoli che, in quanto sospesi nel web, sono difficilmente prevedibili e impossibili da gestire. O quasi. Anche il mondo del giornalismo è gravemente colpito da questo fenomeno, perché se è vero che internet garantisce un contatto diretto e costante con i lettori online così da poter analizzare e cogliere le preferenze dei propri followers, è altrettanto frequente che gli utenti abusino gravemente della loro capacità di interazione fra di loro, nei confronti di editori, giornalisti e pubblicisti. Secondo gli esperti oggi, a causa di ripetuti eventi di umiliazione e di odio pubblici indirizzati a giornalisti che svolgevano seriamente il loro lavoro, la situazione sarebbe addirittura peggiorata: “si sta assistendo ad un processo di auto-censura per il quale nessuno più racconta e denuncia molestie online. C’è un forte scoraggiamento”, affermano. Michelle Ferrier, fondatrice di TrollBusters, afferma che le organizzazioni mediatiche sono impreparate di fronte a questo tipo di attività e che i giornalisti hanno bisogno di una formazione adeguata per affrontarle. La piattaforma di cui è fondatrice consente a tutte le vittime di abusi virtuali di segnalare le proprie esperienze, il che garantisce l’espansione di una rete di solidarietà laddove molto spesso le molestie virtuali sono ignorate sia dalla legge che da piattaforme online come Facebook, Youtube e Instagram. Gavi Rees spiega come, attraverso un progetto avviato dalla scuola di giornalismo della Columbia University, si sia tentata una riflessione sulla ricerca di approcci etici e innovativi nella gestione di episodi violenti e traumatici come le molestie online. Il Dart Center definisce i caratteri del fenomeno come un incontrollato flusso di rabbia e di odio da cui risulta un discorso o un commento umiliante fatto con l’intento di offendere, ferire o imbarazzare. Esso ha individuato anche sette step fondamentali per non cedere all’imbarazzo o alla calunnia.
Anche Greg Barber, giornalista del Washington Post e direttore del Coral Project, ha avviato in collaborazione con il New York Times e Mozilla, il progetto di un software open source in grado di aiutare i giornalisti e gli utenti del web ad interagire fra di loro e ad instaurare un rapporto fondato sulla fiducia reciproca. L’obiettivo è quello di dare spazio e di valorizzare le differenti voci nel panorama dell’informazioni e di migliorare il giornalismo rendendolo uno strumento essenziale alla vita delle persone.

Emilia Sgariglia