Il giornalismo investigativo in Russia

Sala Raffaello, ore 14.00

Nella Sala Raffaello dell'Hotel Brufani, alle ore 14, si è tenuta una conferenza sul giornalismo investigativo in Russia, condotto da Elisabetta Terigi, de ilbureau.com. L'incontro ha toccato i temi caldi del giornalismo russo, dalla censura fino all'uccisione di tanti giornalisti russi negli ultimi anni, 300 secondo i numeri citati dalla Terigi durante la presentazione degli ospiti. Importanti le testimonianze dei relatori intervenuti, a partire da Zygmunt Dziecolowski,  fondatore di openDemocracy Russia e primo ad intervenire con un'analisi molto ampia della società russa e del mondo del giornalismo post Unione Sovietica. “Le vecchie morali non esistono più” ha spiegato il giornalista, parlando di come la fine dell'Unione Sovietica e l'apertura dei mercati abbiano generato centinaia di migliaia di poveri in tutta la Russia e di come i ragazzi, per sopravvivenza, abbiano iniziato ad allontanarsi da quei principi morali insegnati dai genitori, come il non rubare. Ha inoltre parlato del fenomeno, sempre più diffuso, della corruzione, legato a doppio filo con la mancanza di trasparenza. La corruzione in Russia equivale a circa il 30% del Pil del paese, mentre ammonterebbero a circa 700 miliardi di dollari i capitali fuoriusciti dal paese negli ultimi due anni. A continuare l'analisi di Dzieciolowski è stato Roman Shleinov, giornalista di Vedomosti, che per parlare di questi fenomeni ha raccontato molte esperienze personali, tra cui le proprie maggiori inchieste prodotte dal suo giornale. Inchieste internazionali su proprietà a Miami, investimenti in Spagna e movimenti finanziari nelle Virgin Island, facevano scalpore in tutto il mondo ma sono state fatte passare sotto silenzio dalle istituzioni russe, che non solo ha evitato di parlare di questi reati o presunti tali, ma ha anche garantito la libertà a esponenti politici o imprenditori che altrove sono stati condannati. Nei racconti di Roman, più volte è stato fatto il nome di Vladimir Putin, di cui ha parlato anche Anastasia Kirilenko, giornalista freelance che ha lasciato la propria redazione per poter continuare a esercitare la propria professione in modo libero. Tra le inchieste di cui ha parlato la Kirilenko, la più famosa e quella sulla quale si è concentrata maggiormente riguarda il progetto “petrolio per il cibo”, con cui la Russia avrebbe guadagnato risorse alimentari in cambio di fonti energetiche da cedere a paesi stranieri ma che in realtà ha portato il denaro nei conti privati di Putin com'è stato dimostrato dalla stessa giornalista nei numerosi documenti trovati dalle sue fonti. L'ultima delle quattro testimonianze presenti al convegno di oggi è quella di Svetlana Reiter, giornalista di Equire Russia, il cui discorso è stato incentrato maggiormente sul problema legato alle fonti. La Reiter ha spiegato di come spesso bisogna parlare con gli avvocati degli esponenti politici senza cadere nelle loro reti. Oltre questo, la giornalista ha parlato del caso riguardante gli scontri di Piazza Bolotnaya, di come molte cose relative agli scontri non abbiano ricevuto alcuna reazione in Russia e di come lei stessa, spesso, si senta depressa e inutile rispetto alla mancanza dei risultati che generano gli articoli di denuncia nel proprio paese, elogiando l'obiettività di alcuni giornali, seppur pochi, e dei giornali stranieri nel trattare alcune notizie riguardanti la Russia.

Giuseppe Fontana