“Il mondo nuovo”: il giornalismo di denuncia attraverso la musica

“La politica spetta farla alla società civile e chi, se non gli artisti, si deve occupare di tentare di cambiare questa grande comunità che è l’Italia?”. Parole sentite quelle spese da Pierpaolo Capovilla, frontman della band indie noise Il Teatro degli Orrori, nell’intervista di Luca Valtorta, direttore di Repubblica XL, tenutasi oggi, 26 aprile, al Teatro Pavone.

A partire dalle 19.30, sono scivolate via quasi due ore, nel corso delle quali l’ex leader degli One Dimensional Man ha potuto raccontare la necessità del passaggio a una produzione lirica in italiano, scelta dettata dalla volontà di arrivare più facilmente al proprio pubblico, di come l’impegno civile è ritornato prepotentemente all’interno della produzione musicale italiana e di quanto la dimensione del migrante sia paradigmatica nella spiegazione di questi tempi di globalizzazione, più di internet o dell’espansione dei mercati finanziari.

Guidato nella discussione da un Valtorta molto attento nell’esplorare il Capovilla-pensiero, la rockstar di Venezia ha lanciato le sue preoccupazioni per tutti i fascismi striscianti che tutt’ora serpeggiano nelle loro diverse esplicitazioni nell’Italia dell’eterno riflusso post-anni  Settanta. “Anni in cui c’era il terrorismo, ma in cui si veniva processati se non si era impegnati – ha detto Capovilla – mentre in seguito è accaduto l’esatto contrario. Fortunatamente adesso qualcosa si sta muovendo: vedo nei giovani la consapevolezza che il cambiamento non può essere rappresentato da questa classe politica e di quanto sia dilagante la corruzione delle istituzioni.”

L’attenzione si è poi spostata ai fatti di Genova del 2001, attraverso i quali il cantante ha richiesto un cambiamento di prospettiva delle forza dell’ordine, che dovrebbero essere al servizio dei cittadini e non dei potenti. In chiusura uno strale è stato lanciato verso i social network: “Non vi dico di cancellare le vostre pagine Facebook - ha precisato Capovilla - ma ho visto che sulla mia pagina Facebook ricevevo più commenti alle foto dei miei gatti che quando condividevo qualcosa di impegnato. Avevo delle speranze sui social ma vedo che in realtà ci alienano, lasciandoci soli nelle nostre camerette, anzi, da soli con i nostri avatar”.

Applausi a scena aperta da parte del giovane pubblico presente hanno interrotto l’incontro più volte, segno di una grande partecipazione per i temi toccati.

Silvestro Bonaventura