Alessandra Sardoni, presidentessa dell’Associazione Stampa Parlamentare e conduttrice di Omnibus su LA7, decide di iniziare la discussione dal libro “Invano. Il potere in Italia da De Gasperi a questi qua” scritto in ben cinque anni dell’archivista, oltre che giornalista politico, Filippo Ceccarelli, fatto di tanti dettagli e piccole cose che raccontano l’Italia dal potere della prima repubblica a “questi qua”, espressione che comunica l’estraneità verso il governo attuale e che secondo Lucia Annunziata, direttrice dell’Huffingtonpost, rispecchia a pieno questa classe dirigente.
Alessandra Sardoni introduce la variabile del tempo nella lettura della storia del potere italiano, infatti abbiamo sempre avvertito il mondo cambiare con una certa lentezza, mentre notiamo una forte accelerazione negli ultimi anni. È per questo che la conduttrice di Omnibus ha voluto parlare di caducità e variabilità del potere.
Ceccarelli poi giustifica la lunghezza del libro (quasi mille pagine) rivolgendo al pubblico una domanda retorica volutamente fastidiosa: “Ma chi si ricorda più? Dov’è la memoria oggi?”. Il segreto degli archivi della memoria, aggiunge, non è nel possedere i ritagli, ma nel farli, ovvero nel metodo. Oggigiorno manca la memoria dei traumi, delle disgrazie ed è per questo che è importante ricordarci della nostra storia, altrimenti rischiamo di incappare negli stessi errori.
L’idea del libro è che le grandi ideologie politiche italiane erano proiettate verso il futuro, ognuna con la propria visione. Da Berlusconi, con la celebre dichiarazione “ho lavorato così tanto che non ho avuto il tempo di invecchiare”, in poi sembra che il potere sia diventato un modo di ingannare la morte. Possono fare di tutto, ma le cose finiscono, come sono sempre finite.
Passando a un’analisi condivisa della classe dirigente di oggi, ciò che sembra essere il fine ultimo di tutti è la ricerca di attenzioni, che ha portato la fenomenologia della politica a non conservare più nulla di politico, mentre tutto è diventato fenomenico. In tutto ciò l’autorevolezza ha lasciato spazio all’autoreferenzialità e alla semplicità, possiamo dunque scordarci i discorsi di Moro, costruiti sulle posizioni contrastanti, che hanno lasciato spazio ai tweet “facili”.
Rebecca De Romanis - volontaria press office IJF19