Un archivio storico delle proposte di legge ma anche di tutti i principali commenti politici riguardo al web. Lo ha realizzato il sito giornalistico webnews.it che ha raccolto una cronistoria degli interventi di legge o anche delle semplici proposte che hanno animato, negli ultimi 15 anni, il dibattito pubblico italiano circa la rete. Si è parlato di questo ma anche di come affrontare le fake news in un incontro tenutosi nel pomeriggio al Teatro della Sapienza e coordinato da Marco Viviani, giornalista freelance che lavora anche per webnews. A dialogare con lui Martina Pennisi del Corriere della Sera e il deputato Stefano Quintarelli. La cronistoria, che riprende una citazione dell’allenatore Josè Mourinho, è stata chiamata “Il rumore dei nemici”.
Nel corso degli ultimi anni, sono stati a turno nell’occhio del ciclone siti, blog, social network o anche gli stessi videogame. La riflessione di Viviani è stata che «numerosi esponenti politici si sono avventurati in argomenti che spesse volte non padroneggiavano». Per Martina Pennisi «non è facile legiferare sulla materia del web perché non è semplice definire a priori ciò che è vero e ciò che è falso». A parere della giornalista, Internet è un “contesto” ed è complesso doverlo regolamentare in quanto tale, anche se, in alcuni casi, la potenza e la velocità della rete rendono alcuni fenomeni più violenti, ad esempio per il cyber bullismo.
Quintarelli ha stigmatizzato la tendenza che ha la politica ad assecondare gli umori dell’opinione pubblica. «La pressione esterna è giusta e legittima ma non bisogna cadere nell’errore di lasciarsene sfruttare». Il deputato ha quindi raccontato il lavoro che il Parlamento sta compiendo in materia di diritti e doveri in Internet. In particolare, si sta cercando di capire il fenomeno delle fake news, tema rilevante ma contradditorio. «Ognuno – ha detto Quintarelli – ha il diritto di mentire se lo fa per ragioni di privacy che non intaccano altri e inoltre non è sempre possibile, in alcuni casi limite, stabilire dove stia la verità. D’altronde, non è nemmeno giusto che sia lo Stato a stabilire cosa sia vero e cosa non lo sia». Nel contempo, è però opportuno che ci sia una riconducibilità degli atti e l’idea di Quintarelli è quella di “anonimato protetto”, cioè la possibilità di fornire agli utenti del web la facoltà di assumersi la responsabilità di quello che hanno scritto, evitando che sia il social network privato a decidere se mantenere o cancellare il contenuto ma fornendo questo eventuale compito all’autorità giudiziaria. Uno strumento simile garantirebbe la libertà di espressione ma anche la possibilità di essere perseguiti a norma di legge.
Un passo avanti nella discussione parlamentare è stata la creazione di un intergruppo che riunisce forze politiche diverse con l’intento di approdare ad emendamenti comuni. Un’azione simile si vuole attuare anche in ambito europeo, con l’intenzione di portare alla Commissione Europea proposte curate da più paesi.
Claudio Staiti