Il ruolo delle aziende digitali nell’evoluzione del giornalismo

“Google è come il cane che ti viene incontro al parco. E tu non sai vuole giocare o se invece ha l’intenziome di morderti.” Con questa citazione inizia la sua intervista Davide Casati, Corriere della Sera, a Richard Gingras, vicepresidente News Google. L’obiettivo del grande motore di ricerca è quindi di aiutarci a selezionare le notizie migliori o invece di limitare i nostri orizzonti, scegliendo per noi quale è da ritenere preferibile?
Gingras cerca di mettere in risalto il secondo aspetto, soffermandosi prima sulla missione generale di Google, ovvero l’organizzazione dei contenuti e la più facile accessibilità possibile ad essi. Combinata con le news, Google ambisce a creare dei cittadini consapevoli e persone migliori. E questo non significa sostituirsi ai media, ma anzi, collaborare con essi e cercare di realizzare insieme il medesimo scopo.
Google News cerca di rispondere a tutte le domande. Rigardo a dati facilmente definibili perché quantificabili e, perché no, anche a quelli riguardo notizie, punti di vista. Domande per cui non esiste solo una risposta, su cui Google cerca di lavorare in modo da facilitare al lettore la capacità di sviluppare pensiero critico, la propria opinione e la conclusione che ritiene più intelligente. Non solo, ma anche una ricerca di fonti attendibili di fronte al pericolo delle fake news e quindi un tentativo di diffondere più responsabilità nell’ambito telematico. Google combatte anche attivamente eliminando i contenuti falsi e ricorrendo a fact checking. Secondo Gingras, si è persa fiducia nelle istituzioni anche a causa di questi. La sfida delle democrazie di oggi è proprio quella di creare opinione politica, cercando di accettare la difficile sfida dell’eliminazione dei pregiudizi e il superamento di questi ultimi mediante una comunicazione veritiera, responsabile e giusta.
Uno dei tentativi effettivi è il cosidetto Transproject. Il suo obiettivo principale è  quello di fare in modo che i contenuti vengano presentati agli utenti in base alla credibilità, magari nella ricerca di un algoritmo che possa dire il grado di specializzazione di quel giornalista in quella materia. Oppure la Home Page su misura, che per Gingras rappresenterebbe una grande opportunità per gli interessi del lettore e non un modello preventivo di notizie selezionate. La tecnologia ha valore nel momento in cui e come l’usiamo. Ciò ha richiesto e richiede una grande collaborazione, di giornali e aziende.
In effetti, Gingras ribadisce anche l’importanza del “together”. Google non vuole affatto sostituire i media. Non si occupa degli autori e non impone il miglior giornalismo da fare. Ma cerca di svolgere la sua funzione di motore di ricerca aperto, di colmare i divari e di promuovere opinione informata e notizie attendibili.
Gingras sta anche lavorando al progetto AMP, “Pagine Mobili Accelerate”. Prevede una minor perdita di tempo al lettore causato dalla pubblicità, facendo in modo che il lettore possa facilmente accedere al contenuto, che è il suo interesse principale.
Il periodo che stiamo vivendo è, al parere di Gingras, sraordinario, non solo per il giornalismo, ma anche per la democrazia. Google e il giornalismo rincorrono il medesimo obiettivo che, grazie al lavoro svolto insieme, punta al miglioramento dell’istruzione, dell’innovazione e del finanziamento. Il bene comune consiste nell’aprire l’architettura dell’ecosistema, colmando i divari e avvicinando gli estremi.

Cristiana Santoro