Speaker: Paolo Mieli – Presidente di RCS Libri, ex direttore di La Stampa e del Corriere della Sera.
Durante la quarta giornata del Festival si è svolto “Incontro con Paolo Mieli: conversazione sui temi del nostro tempo”, una discussione informale con l’ex direttore del Corriere della Sera sullo “stato di salute dell’informazione in Italia”, come l’ha definita il moderatore Vittorio Zincone.
Al centro del dibattito il concetto di libertà d’espressione, in particolare dopo la tragedia di Charlie Hebdo. Alla domanda “cos’è pubblicabile?”, Mieli risponde e ribadisce: “Tutto. (…) Se tra l’incitamento a delinquere e l’atto delinquenziale c’è un rapporto diretto è assolutamente dimostrabile. Ma se io dico o scrivo ‘Voglio uccidere tutti quelli che si chiamano Zincone’, devo avere il diritto di farlo”.
Per Mieli, accettare che esista un confine tra materiale pubblicabile e non pubblicabile, significa lasciare uno spazio aperto alla censura: “È una legge inefficacie e dannosa per la libertà d’informazione. Le persone che lavorano nel campo delle informazione devono rassegnarsi a leggere anche cose che le offendono. Ma tutto quello che attiene al mondo della parola deve essere pubblicato.”
Mieli ha anche commentato la scelta di alcune reti, tra cui Tg1, di non mandare in onda i video dell’ISIS: “Per quanto riguarda l’idea che la propaganda di guerra sia da recriminare, è un’idea stupida e controproducente. Nel mondo del web, l’idea che tu se non mandi un filmato rendi impossibile che la gente lo veda, è una stoltezza. Indirizzi solo gran parte del pubblico a cercarlo da un’altra parte.”
Secondo il presidente di RCS Libri, quindi, “tutti devono essere liberi di dire tutto, perché dire è diverso da fare”. La conversazione si è poi spostata sulla generazione 2.0 e su come è cambiato il giornalismo negli ultimi anni: “L’informazione negli anni ’60 e ’70 era molto peggiore di adesso. La grande differenza tra il mondo da cui io provengo e il mondo in cui siamo approdati, è che il mondo da cui vengo aveva delle gerarchie e sapeva chi era responsabile di chi. Il mondo web invece è un mondo dove ci sono molti anonimi, identità false, e dove non si capisce bene chi rappresenti chi.”
Paolo Mieli ha un profilo Twitter seguito da oltre 70mila follower, ma ha scritto un solo tweet: “Sì, sono io”.
Martina Andretta