Informazione e precariato. Il meeting dei giornalisti precari italiani apre il festival del giornalismo

Alle 9,30 in Sala dei Notari il Festival del Giornalismo si apre con i giornalisti precari. I maggiori movimenti e coordinamenti dei precari dell’informazione si incontrano per la prima volta, dopo la stesura della Carta di Firenze, in un meeting per discutere sul tema del lavoro giornalistico in Italia. Al centro del dibattito la regolamentazione della professione.

I relatori sono i responsabili dei coordinamenti regionali dei giornalisti precari Viola Giannone di Errori di Stampa, Nicola Chiarini di Refusi, Massimo Romano coordinatore per la Campania e Federico Del Prete coordinatore per l’Emilia Romagna, oltre a Stefano Tesi giornalista freelance.

Numerosi interventi, tra i quali quello del presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino, coordinati da Francesca Ferrara (Sentieri Digitali) e Vittorio Pasteris (redattore di LSDI), attraverso il confronto tra le diverse realtà del giornalismo precario in Italia, mettono in luce le difficoltà di applicazione delle norme incluse nella Carta di Firenze, redatta lo scorso ottobre.
Il documento, seppure rappresenti un traguardo importante nella convergenza di intenti tra le varie realtà che affrontano il tema spinoso della precarietà dell’informazione, non risulta efficace al momento della sua applicazione. A sei mesi dalla stesura, infatti, vi sono stati solo tre casi in cui si è ricorso alla Carta, come evidenziato dai giornalisti intervenuti, che hanno chiesto agli organi istituzionali azioni concrete per rendere operativi i contenuti del documento.

I temi trattati sono molti: la legge sull’equo compenso, la contribuzione, la formazione e il percorso professionale, l’inadeguatezza del contratto collettivo nel far fronte al precariato dilagante in un sistema, quello italiano, che si regge sullo sfruttamento di figure professionali atipiche, alle quali tuttavia la legislazione attuale attribuisce un ruolo marginale.

La necessità che emerge è la convergenza tra le varie realtà locali, i sindacati, le associazioni, le istituzioni e le diverse figure professionali che si interrogano sul precariato dell’informazione, data la mancanza di un vero e proprio coordinamento nazionale. Su questa strada si deve proseguire per uscire dall’attuale situazione che, con le parole di Enzo Iacopino, “è il primo attentato alla libertà di stampa” e, si potrebbe aggiungere, alla qualità.  Perché un giornalismo precario non è un giornalismo libero.

Francesco Salis