Sala Lippi, ore 11.00
IRPI sta per Investigative Reporting Project Italy, ed è un’associazione neonata di 8 giornalisti investigativi italiani con numerose esperienze internazionali alle spalle, come dichiara la moderatrice dell’incontro Cecilia Ferrara, co-fondatrice dell’IRPI.
Guia Baggi, ideatrice e co-fondatrice IRPI, racconta come è nato questo progetto; i fondatori si sono incontrati per la prima volta a Kiev durante la Global Investigative Journalism Conference, evento all'interno del quale, per la prima volta, si registrava la presenza di altri giornalisti Italiani oltre a Leo Sisti, attuale direttore esecutivo di IRPI. Da quel momento in poi, questo gruppo di giornalisti hanno iniziato a incontrarsi e a scriversi nella speranza di riempire il gap provocato dall’assenza di un centro di giornalismo d’inchiesta transnazionale. Guia Baggi spiega che negli Stati Uniti esistono, già da tempo, molti enti no profit che si occupano di giornalismo investigativo, nati soprattutto dopo il Watergate.
Leo Sisti, ha condiviso con la platea la sua ultima esperienza come unico giornalista italiano che ha lavorato all’inchiesta Offshore Leaks, “inchiesta sulle offshore straniere, partita da un database di 160 GB, 160 volte il contenuto della pen drive di Julian Assange. Per scoprire i nomi dei proprietari di offshore è stato necessario un software che li mettesse in chiaro e sono venuti fuori ben 200 nomi italiani” dichiara Sisti. L’inchiesta è stata pubblicata su L’Espresso in quattro “puntate”.
Cecilia Anesi, presidente di IRPI, ha spiegato l’importanza e l’utilità di avere una ricca mailing list che faccia mettere in contatto centinaia di giornalisti investigativi in tutto il mondo e che permetta di ottenere informazioni rapide sulle parti più recondite del mondo, ma anche di instaurare rapporti di lavoro per affrontare inchieste che prenderanno molto tempo. In particolare, Anesi ha sottolineato l’importanza di avere un centro di giornalismo investigativo in Italia o desiderabilmente nel Mediterraneo. Mara Monti, invece, ha trattato il lato pratico spiegando come l’IRPI e altre associazioni di questo tipo possano finanziarsi. “Si chiede sostegno alle fondazioni che hanno come mission la libertà d’informazione, ma si utilizzano anche strumenti come il crowd funding e il social lending” afferma Monti.
Giulio Rubino, giornalista free lance impegnato in molte inchieste cross border, ha risposto alle numerose domande degli spettatori in sala ribadendo l’importanza della collaborazione tra le diverse realtà giornalistiche coinvolte in inchieste transnazionali al fine di garantire una maggiore libertà d’informazione come strumento di tutela della democrazia.
Maddalena D’Urso