Resistere in Italia o mollare tutto e andare via? Se ne è discusso alla presentazione di “Italia yes, Italia no”, libro della giornalista Caterina Soffici, tenutasi preso la “Sala Raffaello” dell’Hotel Brufani. A moderare l’incontro, che ha visto anche la presentazione di Lou Del Bello di Scidev.net, è stato Peter Gomez, direttore de ilfattoquotidiano.it.
Molti gli spunti emersi durante la presentazione che ha visto un ottimo riscontro in termini di presenze. Ad aprire la discussione è stato Gomez, che ha sottolineato come l’Inghilterra (il libro dell’autrice racconta di Londra ndr) rappresenti la patria della democrazia partecipata, dove i diritti di cui ci si può avvantaggiare sono tanti quanto i doveri.
È seguito poi l’intervento dell’autrice che si è subito soffermata su l'aspetto semplice, ma allo stesso tempo significativo, delle differenze culturali che intercorrono tra l’Italia e l’Inghilterra: la fila. Che sia alla cassa del supermercato o per i biglietti di Wimbledon, la sostanza non cambia. “Lì ci si può addirittura rilassare” ha confessato la Soffici.
All’intervento dell’autrice è seguita la testimonianza di chi ha deciso di fare i bagagli e andare via. Lou è una ragazza che, stanca di sbattere la testa contro il muro, ha deciso di partire per poter provare a fare la giornalista, la cosa che più desiderava. Qui in Italia non aveva più stimoli sia a livello umano che professionale e per chi fa questo lavoro “i due livelli sono sovrapposti” ha sottolineato la giovane.
Ma cosa spinge così tanti italiani, soprattutto giovani, a volare, ad esempio, verso una città come Londra che a ben vedere presenta delle problematiche sicuramente non trascurabili? Il costo della vita, l’inquinamento, il sistema scolastico sono fattori su cui riflettere, ma a chi parte sembra decisamente non importare. Loro sono pronti a stare peggio per sperare di stare meglio.
Con un ospite del calibro di Peter Gomez e di una giovane giornalista che è dovuta andare via per poter lavorare, le domande finali del pubblico non potevano non toccare il tema del futuro della professione in Italia. Per il direttore de “ilfattoquotidiano.it” la situazione è abbastanza chiara, con gli editori che vogliono cacciare i giornalisti o renderli sempre più cacciabili. In sintonia la Soffici che ha rimarcato come il giornalismo italiano sia emblematico di un paese a doppia velocità, dove, purtroppo, rispetto a chi ha accumulato rendite di posizione, sono i giovani ad essere più lenti.
Gennaro Buonavita