Inizia con l’effetto random di un calcolo numerico di una qualsiasi domenica sulle testate dei giornali italiani, il secondo incontro del ciclo “Donne, media e potere”. Se la prima tappa del dibattito pone alla platea, il calcolo di presenze di firme femminili su 14 quotidiani che ammonta ad una media pari al 12,36 per cento, l’epilogo posto davanti al pubblico della sala dei Notari di Perugia, è la rabbia della telegiornalista Tiziana Ferrario.
Al tavolo delle relatrici, il secondo giorno del Festival internazionale del giornalismo, Laura Laurenzi di Repubblica, Maria Laura Rodotà del Corriere della Sera, Cristina Silvieri Tagliabue de Il Sole 24 Ore e la giornalista, volto noto del TG1, saltata alle cronache nazionali dopo la lettera al direttore del telegiornale della prima rete, Augusto Minzolini. A moderare Angelo Melloni de Il Tempo, che arriva con vistoso ritardo all’appuntamento con il gineceo perugino di tutto rispetto. Dopo il primo incontro, che mercoledì ha posto il primo accento sul ciclo dedicato alle riflessioni sul mondo femminile, ieri, toni particolarmente accesi sul finire del dibattito.
Tutto nasce dalla domanda della Laurenzi alla Ferrario, accolta con un grande applauso della platea: ”Quando tornerai al tg delle 20?”. Alla risposta della giornalista e inviata della prima rete del servizio pubblico :“Non dipende da me”, segue la replica del moderatore Melloni. “Non vedo cosa c’entri con il dibattito, a questo punto perché non le domandiamo quando diventerà direttrice del tg?”. Inevitabile che l’acceso battibecco che ha dirottato sul “caso TG”. “Mi hanno fatto una porcata” chiosa la giornalista dopo poco.
È proprio la Rodotà con il suo consueto aplomb a parlare di “ruolizzazione” intesa come un modo di trattare “argomenti leggeri o di cucina”. Chiarisce, infatti, come nella professione giornalistica ci sia una formalizzazione che non è promettente: “Ci sono molte redattrici, ma poche vicedirettori o inviate”.
A ribadire il concetto la Laurenzi ,che richiama i numeri della sua testata censendo 471 giornalisti, 160 donne con due caporedattori agli esteri ed allo spettacolo.
Ad allargare il raggio d’azione la Ferrario che lasciando come leit motiv i numeri, richiama i dati della Federazione internazionale dei giornalisti che prospettano una parità di genere nel 2075.
È poi la Tagliabue, giovane giornalista che ha formato il suo cv anche con un periodo di sei anni in ambito aziendale, a tracciare un paragone: “Il mondo delle aziende è più avanti. Se provi a porti alla pari con un editore ti accorgi che non vieni ascoltata” aggiunge.
Ma non mancano i richiami alla responsabilità femminile della Laurenzi che sottolinea la triste consuetudine del concetto “Eva vs Eva”, fatto di malignità e dai pettegolezzi tra donne. Opinioni diverse sulle quote rosa, e poi la chiave di volta per relazionarsi alla pari trovata dalla Rodotà: l’arte della battuta.
Andando verso la chiusura del dibattito, arrivano le vecchie provocazioni alla politica: un sistema sociale che tuteli le donne, il loro diritto alla maternità ed al lavoro.
Luisa Bellissimo