Eretici digitali: la rete è in pericolo, il giornalismo pure. Come salvarsi

La seconda giornata del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia si è aperta con la premiazione del Concorso “Eretici Digitali”, concorso che ha tratto ispirazione dal libro omonimo scritto a quattro mani da Vittorio Zambardino e da Massimo Russo.

Il primo premio è stato assegnato ex equo  al servizio After Jugo – Sarajevo the life of a generation di Marco Pavan e a ELEVEN Catania, inchiesta collettiva a 11 voci, dell’Università di Catania (Giovanni Battaglia, Claudia Campese, Salvatore Catalano, Alberto Conti, Desirée Miranda, Daniele Palumbo, Agata Pasqualino, Leandro Perrotta, Marco Pirrello, Roberto Sammito, Carmen M.T. Valisano). Le motivazioni che hanno portato a giuria a premiare questi due lavori sono state il particolare interesse che i due servizi hanno suscitato, l’uso della multimedialità  e l’originalità nella creazione dei contenuti di diverso formato che hanno anche garantito una maggiore facilità di visualizzazione e comprensione del tema affrontato.

Menzione d’onore per i progetti in.fondo.al.mar di David Boardman e Paolo Gerbaudo; The Berlin Project di Sheena Rossiter, Alex Wood, Dominique Heerden, Marco Woldt e Marcus Gilroy-Ware; Threatened Voices di Solana Larsen e Sami ben Gharbia e Omofobia capitale di Pasquale Filippone e Federico Formica.

La premiazione è stata anche l’occasione per parlare del futuro del giornalismo digitale e di come – per dirla con le parole di Arianna Ciccone, organizzatrice del Festival –«Gli eretici siamo noi, e salveremo il giornalismo», meno ottimistica la previsione di Vittorio Zambardino che tema che il giornalismo diventi «l’opera lirica dell’informazione. E quindi l’informazione caschi nel turbine dell’irrilevanza e della sussidiarietà rispetto al potere, in primo luogo quello politico». L’auspicio è che i giovani aspiranti giornalisti, che in queste ore affollano le vie di Perugia, sappiano reinventare questo mestiere, con nuove forme per i contenuti e con la capacità di collezionare nuove risorse, anche sfruttando la grande varietà di strumenti che le moderne tecnologie mettono a disposizione.

E proprio sugli strumenti, come l’iphone o il nuovissimo ipad, si sono confrontati gli altri due ospiti della mattina, il giornalista Massimo Russo e Marco Pancini, direttore delle relazioni istituzionali per Google Italia. Se entrambi non concordi sulle enormi potenzialità che le nuove tecnologie offrono sia a chi vuole scrivere notizie, sia a chi vuole leggerle; motivo di polemica e  arriva sui controlli che le grandi piattaforme, come Google, possono imporre ai produttori di contenuti e a chi cerca di pubblicizzare i propri lavori. La speranza, secondo Russo, «è che vengano presto ristabiliti poteri simmetrici fra chi offre un servizio e chi ne è utente». Altro rischio è rappresentato dagli altri centri di poteri si stanno sviluppando intorno al boom di giornalisti digitali, o che esercitano la professione da freelance: sono le compagnie telefoniche, che disponendo degli strumenti per gli accessi alla rete, si pongono come indispensabili intermediari e anche come potenziali controllori dei contenuti web.

Una conclusione che si può trarre dalla discussione è che il giornalismo digitale non sarà il carnefice di quello stampato, non sono nemici ma si integrano, perché come ha detto Massimo Russo: «Anche il digitale ha bisogno di buon giornalismo».

Chiara Scardazza

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