Gli ultras, calciopoli bis, il giornalismo sportivo e soprattutto il calcio come specchio una società che sta andando allo sbaraglio. Ecco i temi della panel discussion “Il calcio, le pagine sportive, il racconto di una generazione” tenutasi il 21 aprile al Centro Servizi G. Alessi. Protagonisti dell’evento il giornalista e scrittore Oliviero Beha, il direttore del Guerin Sportivo Matteo Marani, il giornalista dell’Espresso Gianni Perelli e lo scrittore Giovanni Francescio che da ormai quasi 10 anni si occupa di tipo violento. Il tutto moderato dai giornalisti di Zai.net Matteo Marchetti e Luca Sappino.
Incipit di questa discussione il libro “Indagine sul calcio” di Beha; un libro che vuole essere un saggio di come l’Italia assolutamente si specchia sul calcio; un calcio malato, quello dei Cragnotti e di Tanzi; uno sport che ha come sede non più lo stadio ma le aule giudiziarie italiane.
“È uno sport malato e nessuno fa nulla per guarirlo. I giornalisti sportivi hanno una grande responsabilità: quella di poter raccontare – afferma Beha -, ma soprattutto quella di poter svelare i segreti dell’inchieste che in quest’ultimi anni hanno interessato questo mondo. Oggi sui giornali sportivi si parla solo di vittorie, del perchè una squadra vince o perde e dei suoi giocatori simbolo – continua Beha. Io ho messo in pericolo il mio mestiere di giornalista, scrivendo e indagando su delle questioni delicate: come la truffa del Camerun ai mondiali ‘82 conquistati poi dall’Italia. Oggi si va poco in fondo alle vicende, come sono abituato a fare. Per me il vero giornalismo sportivo e non ha più un futuro, diventa così lo specchio di un Paese, quello italiano, sempre più in rovina – conclude il giornalista Oliviero Beha.
A portare la propria testimonianza di dove sta andando il calcio e il giornalismo Gianni Perelli dell’Espresso e autore dell’intervista scoop a Zeman sul doping, che portò alla luce l’uso di creatina da parte della squadra della Juventus. “ Gli scoop non si costruiscono, ma ci si inciampa e io ne sono inciampato felicemente”. “Un grande problema è invece la mancanza di storicizzazione del calcio - afferma il Direttore del Guerrin Sportivo Matteo Marani, - all’università non si studia la storia del calcio, non si studia questo sport come fenomeno sociale e purtroppo oggi non lo si considera neanche più in questo contesto. Si dà molta più importanza al mercato, ai guadagni dei club italiani – afferma Marani -, tralasciando quello è invece dovrebbe essere l’aspetto più importante: lo spettatore, l’amante del calcio che ogni domenica soffre per la sua squadra” – conclude Mariani.
Un’ importante testimonianza è quella dello scrittore Francesio, che da anni si interroga sul fenomeno degli ultras e della violenza negli spalti italiani. “Prima da tifoso, poi da blogger e adesso da scrittore il tifo per me oggi è diventata una vera ossessione; cerco di capirne le motivazioni di una violenza che non ci appartiene. Sono io il primo a frequentare le curve degli stati italiani e sono il primo a condannare chi si mette in pericolo le vite degli altri. Il tifo ci deve essere ed è giusto che ci sia, ma in questo momento sta andando dalla parte sbagliata – afferma Francesio.
Se il calcio è tanto malato allora perché lo si continua ad amare? “Ci ostiniamo ad immaginarlo in un altro modo” parola di Oliviero Beha.
Anna Maria Gargani