Grazie alla testimonianza, alle foto e ai video del generale dei Marines Brian Steidle è nato un documentario sul Darfur dal titolo “Il diavolo arriva a cavallo”. Le immagini sono inquietanti e laceranti e mostrano l’ondata di morte e distruzione scatenata dalle milizie musulmane chiamate Janjawid (diavoli a cavallo appunto) sponsorizzate dal governo. È un viaggio drammatico nel cuore del Sudan dove un governo a guida araba sta sistematicamente mettendo in atto un piano per eliminare dalla provincia la cittadinanza nera africana.
Nel suo ruolo di osservatore militare ufficiale, Steidle ha avuto accesso a parti del paese normalmente interdette ai giornalisti. L’ufficiale era assolutamente impreparato e l’esperienza l’ha segnato profondamente, dandogli allo stesso tempo la forza per diffondere tutto quello che aveva visto nel cuore del continente africano. Anche se a volte questo ha significato per lui pesanti critiche da parte di cittadini sudanesi che non ritenevano si potesse parlare di genocidio.
Donne, bambini, giovani e anziani brutalmente uccisi, sgozzati, bruciati vivi, violentati. Tutto questo in nome della pulizia etnica. Volevano eliminare tutti i cristiani dalla zona. I rifugiati sono scappati in Ciad, uno degli stati più poveri dell’Africa, dove hanno costruito campi profughi. Nei loro occhi tanta disperazione, quella di chi non ha più niente, di chi è rimasto senza famiglia, senza casa, senza terra, senza futuro. Una disperazione terrificante che non lascia spazio a nessuna speranza.
Mentre nei palazzi a vetri dell’ONU si discutono risoluzioni e piani di emergenza in Darfur la gente continua a morire. Oggi sono 2 milioni e 500 gli sfollati e le vittime sono più di 450 mila.
Ilaria Biancacci