Oggi, nel 2010, la diversità linguistica, paradossalmente, costituisce ancora una barriera nel campo dell’informazione. Come abbattere il muro da essa creato? A questo interrogativo hanno provato a dare risposta i quattro relatori del discussione: Nicola Bruno (Totem), Bernardo Parrella (direttore di Global Voices in italiano), David Sasaki (Rising Voices) e Portnoy Zheng (co-direttore Lingua).
La diversità linguistica, infatti, può avere un’influenza negativa sul panorama dell’informazione globale, contribuendo ad un progressivo impoverimento e appiattimento. È fondamentale lottare perché non si arrivi ad una totale omogeneizzazione, partendo dal piccolo e mettendo in campo varie iniziative. Global Voice ne è un esempio lampante. Nato nel 2004 presso il Berkman Center for Internet and Society della Harward Law School, il progetto ha acquisito ben presto ampie dimensione. Alla base vi è l’idea di estendere la conversazione globale, dando voce a tutti, perché “tutte le voci devono poter essere ascoltate ovunque”. Si affida, oggi, ad una rete ampissima di redattori e traduttori, che traducono in 26 lingue. Un lavoro di tale portata viene svolto da mano umana, senza l’aiuto della traduzione automatica e, cosa ancora più importante, in forma totalmente gratuita.
Global Voice è solo uno dei tanti esempio di ciò che si può fare per ampliare lo spettro di audience che ha accesso al panorama informativo globale. Come rilevato da Portnoy Zheng, la delusione nel constatare come l’informazione a volte sia frammentaria e insufficiente ha spinto molte persone a dare il proprio contributo. Negli ultimi anni sono nati numerosi siti creati da “social translators”, ovvero traduttori non professionisti accomunati dal desiderio di far conoscere il mondo a sempre più persone, descrivendolo con proprie parole o utilizzando i pensieri altrui e volgendoli nella propria lingua. E lo hanno fatto senza scopo di lucro. In un’epoca in cui tutto sembra avere un valore commerciale sorprende vedere delle persone spinte non dal profitto mai dai propri ideali, quali il desiderio di condividere delle notizie, l’orgoglio culturale e la volontà di rendere l’informazione accessibile a tutti.
L’invito finale rivolto da Bernardo Parrella ai traduttori professionisti perché “scendano dalle loro torri d’avorio” e vengano giù a vedere cosa succede realmente ci stupisce piacevolmente, destando la nostra ammirazione. E ci dà una speranza reale per il futuro dell’informazione globale.
Cersosimo Elena