L’afgano, l’italiano e la morte

Per la penultima serata di documentari Cult-Tv ha proposto “L'Afgano, l'Italiano e la morte” del giornalista americano Christian Parenti. La storia del fixer Ajmal Naskbandi sequestrato dai talebani nel marzo 2007 con l'inviato di Repubblica Daniele Mastrogiacomo e il loro autista Sayed Aghan. In seguito, Daniele Mastrogiacomo verrà rilasciato mentre i due afghani saranno uccisi: l'autista Aghan immediatamente decapitato mentre Naskbandi sarà ucciso due settimane dopo il rilascio del giornalista italiano. Il documentario si sofferma sulla totale indifferenza sulle sorti di Ajmal Naskbandi dopo il rilascio di Mastrogiacomo. Perchè il governo afghano non si interessò delle sorti di Ajmal? Difficile trovare una risposta, anche se un amico di Naskbandi, anch'egli fixer, azzarda una risposta “è arrivata una chiamata dal Pakistan e l'hanno ucciso”. Risposta che apre il tema del conflitto internazionale con diversi protagonisti sullo scenario medio orientale (Usa, Iran, Pakistan) di cui, qualche mese prima, lo stesso Ajmal parlava a Christian Parenti.

Il documentario racconta non solo le dinamiche del sequestro di Naskbandi ma mostra il ruolo decisivo dei fixer per i giornalisti occidentali, inviati nei territori afghani tra forze Nato e Talebani. Il ruolo del fixer è indispensabile per l'attività degli inviati. Il fixer non è solo una guida e non è solo un interprete, ma un fondamentale compagno di viaggio per svolgere al meglio il proprio lavoro riuscendo ad ottenere informazioni e contatti altrimenti impossibili.

Luca Borghini

Scarica il PDF