Satira politica

Il difficile momento della satira oggi in Italia, l’analisi delle ultime vignette finite nell’occhio del ciclone, l’inattesa concorrenza dell’attuale classe dirigente: Riccardo Barenghi e Vincino, due delle matite più graffianti della stampa italiana, ne hanno parlato al Teatro Pavone nell’incontro «Satira politica», inserito nell’ultima giornata del Festival internazionale del giornalismo di Perugia. Moderatore era Luca Mastrantonio de Il Riformista.

Barenghi de La Stampa non si risparmia nel fare autocritica: «Certo, ci troviamo in un clima che non favorisce la libertà d’espressione, ma la satira attuale non graffia più. E mi innervosisco quando mi sento dire che una vignetta non piace perché non fa ridere: la sua funzione primaria è far male e prendersela con il potere, se suscita una risata tanto meglio». Non si è potuto fare a meno di parlare della vignetta di Sergio Staino a proposito dell’incidente aereo in cui ha perso la vita il presidente della Repubblica polacco, e delle conseguenti polemiche innescate: «Una vignetta molto forte e cattiva. E infatti ha scatenato un putiferio. Staino ha fatto bene, si è assunto le proprie responsabilità: il vignettista deve saper rischiare, osare». A destra sembra mancare da fin troppo tempo un possibile erede di Guareschi: «Sarebbe bello se i giornali di destra facessero satira sulla loro classe dirigente. Perché non succede? Dalla loro parte c’è tutto un altro clima…». Rispetto al passato, quando in tv impazzavano programmi di successo quali «Avanzi» e «L’Ottavo nano», la satira politica insomma ha perso mordente, non sa più graffiare: al di là delle intimidazioni dei politici ai direttori dei giornali - vedi i casi di Anselmi, De Bortoli e Mieli - il vero problema sono i poteri forti, ammettono gli ospiti.

Vincino, vignettista de Il Foglio e Corriere della Sera, si fa portavoce di un sentimento che in molti condividono: «La satira, negli ultimi anni, si è rivelata essere quasi un monumento a Berlusconi: tutte queste vignette, così come le parodie dei suoi manifesti elettorali nella campagna del 2001, non hanno fatto altro che accrescere la sua popolarità. Non è mai un bene quando la satira si concentra su una sola persona». Vincino ha citato anche un suo noto collega, Giorgio Forattini, del quale - ammette - sente la mancanza: «Com’era bello quando su Repubblica vedevi le vignette di Forattini che andavano in controtendenza con il pensiero dei lettori di quel giornale: se le vignette vanno nella stessa direzione degli articoli si rischia che il messaggio passi inosservato». Lo stesso Vincino, poi, ha parlato anche di una possibile trattativa tra Minzolini e Forattini per portare il noto vignettista nello spazio del TG1.

Quasi inevitabile interrogarsi se la satira avrà un futuro e se si intravedono all’orizzonte delle nuove leve: se la rivoluzione sembra quella tracciata da Vauro, che in tv commenta i suoi disegni, è pur vero che anche tra i giovani vanno trovati dei nuovi “cani senza padrone”. E, a tal riguardo, Vincino non nasconde un certo ottimismo: «La situazione è meno drammatica di quel che si pensi. Certo, la stampa italiana non vuole più rischiare sui giovani ed in questo sento di invidiare la Francia, dove invece i quotidiani satirici sono molto popolari ed hanno un buon numero di vendite. Però sul web c’è tantissima satira, segno che il genere mantiene una sua ricchezza». Come per il giornalismo nel suo complesso, dunque, pare che anche il futuro di vignette e battute mordaci passi da Internet, come perfettamente testimoniato dal fenomeno di spinoza.it.

Simone Pierotti

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